Proteiche, povere di grassi e colesterolo: le farine di insetti (grilli, tarme, larve, locuste) sono uno dei novel food balzate recentemente agli onori della cronaca. Anomale per la nostra cucina, ma utilizzata da sempre nei Paesi asiatici, hanno un buon potenziale nutrizionale.
Farine di insetti: per chi sono consigliate
Questi prodotti sono utili per chi necessita di un maggior apporto proteico, come ad esempio gli sportivi o chi deve perdere diversi chili, mantenendo di contro la massa magra che dà tono alla muscolature.
A seguito della decisione dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) che ha previsto la loro vendita sui nostri mercarti, in Italia sono stati varati quattro decreti ad hoc per evitare possibili effetti secondari e vigilare sulla sicurezza del consumatore.
Le farine di insetti, dunque, devono riportare in etichetta la loro origine di provenienza e sulla confezione devono essere citati i rischi legati al loro consumo e il quantitativo di farine di insetti presente anche nei prodotti derivati.
L’impatto ambientale
Tali farine hanno un costo elevato, tra i 70 e gli 80 euro al chilo, e al momento rappresentano una tendenza più che una vera e propria risorsa alimentare. Tuttavia, è importante sottolineare anche il loro lato eco-friendly.
La produzione di questo ingrediente, infatti, immette nell’ambiente solo l’1 per cento di anidride carbonica, mentre quella di origine animale tradizionale sfiora il 57 per cento. I dati sono stati resi noti da un team di ricercatori dell’Università dell’Illinois che ha condotto uno studio specifico sull’argomento.
E non è tutto: gli allevamenti di bovini, infatti, hanno bisogno di grandi estensioni di terreno, con un forte impatto negativo sull’ecosistema, quale perdita di biodiversità, inquinamento e dispersione di risorse idriche. Ecco, dunque, che un utilizzo sistematico di tali ferine potrebbero incidere positivamente anche su questo aspetto.
