Natura e Morale

Natura e Morale

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Speciale Pubblicazione Rudolf Steiner

Di Massimo Nicastro

L’aspetto materiale, tangibile o “naturale”, e l’aspetto “morale” sono come due realtà parallele che non s’incontrano mai, al pari di scienza e religione, medico e sacerdote, paganesimo e cristianesimo.

Nell’antichità, fin ancora nella cultura greca, non vi era dubbio che un terapeuta fosse anche sacerdote e maestro: l’educazione era volta all’acquisizione di una conoscenza grazie alla quale si risanava l’interiorità, e quindi il corpo. Non si viveva di vuote parole o dogmi e si era coscienti che l’essere umano appartiene al Cosmo. Ancora gli Egizi caratterizzavano la vita umana cogliendo il suo rapporto con l’universo. Essi vivevano la corrispondenza tra il respiro umano e le pulsazioni che si svolgono in un minuto (18 e 72) e i moti astronomici dove, nella percorrenza del Sole lungo lo Zodiaco, si riscontrava il suo arretrare di un grado, o giorno platonico, ogni 72 anni, rispetto al moto delle stelle o costellazioni. Un grado dei 360 del cerchio equivale a 72 anni, valore che moltiplicato per 360 produce 25920 anni, ovvero la durata dell’Anno Platonico. Un giorno solare dura 72 anni e corrisponde alla vita media dell’essere umano. Se dividiamo per 4 abbiamo la cifra 18 che equivale al tempo necessario per la riapparizione di un’eclissi lunare nel Cosmo ed equivale al “nodo lunare” presente in ogni biografia umana.

Gli Egizi suddivisero l’anno in 360 giorni, e non 365 e 1/4, come effettivamente è. Successivamente si aggiunsero i 5 giorni mancanti necessari per stabilire una sintonia con le stelle. In questo modo gli Egizi spiegavano che l’uomo è in relazione con l’Universo il quale, a sua volta, non potrebbe esistere senza l’essere umano. Non cogliere la continua unità tra Uomo e Cosmo, ovvero l’interazione costante tra essi, equivale a considerare una mano recisa dal corpo come una realtà a se stante. Se abbiamo attenzione solo per ciò che percepiamo sensibilmente dell’uomo e lo consideriamo come se fosse il tutto dell’uomo, se ignoriamo la sua parte originaria e formante, ovvero la sua
realtà animico-spirituale, resteremo sempre nella difficoltà, o meglio nell’impossibilità, di capire l’essere umano completo. Questo è il timbro della nostra cultura europea e americana, una cultura pervasa da una visione materialistica del Mondo, che non sa nulla del rapporto delle forze cosmiche con la Terra.

Quest’ottica legata solo a ciò che percepiamo coi sensi mantiene perennemente distanti e parallele la realtà astronomica naturale, conseguenza di una cultura pagana, e la realtà che si è manifestata 2000 anni fa e che ha camminato nel corpo di Gesù. Ancora nel Medioevo si era consapevoli della corrispondenza tra Macrocosmo e Microcosmo, o uomo. Basta leggere quanto un Basilio Valentino ci ha lasciato nei suoi scritti sui pianeti, sui farmaci ed i metalli che venivano qualificati con attributi di carattere morale, cioè come metalli buoni o metalli cattivi. Con la nuova concezione copernicana il Cosmo, e conseguentemente l’uomo con tutta la sua biologia, diventa un meccanismo che si basa su “Leggi di Natura”, mentre la “Legge Morale” viene relegata alla sagrestia della Chiesa. Negli antichi misteri ebraici i maestri dicevano ai loro discepoli che il moto del Sole viene trattenuto indietro rispetto a quello delle stelle dall’azione di Jahve; con la forza che viene trattenuta dal Sole, Jahve forma la figura umana a sua immagine. Grazie a questa differenza tra il tempo siderale e il tempo solare, l’essere umano può acquisire, sempre che lo voglia, coscienza di sé e del Cosmo.

Se ognuno di noi si muovesse solo con l’intellettualismo che possiede a 25 anni di fronte alle cose che invece si possono afferrare a 36, gli verrebbero a mancare tutte quelle forze che, grazie al vissuto, cioè all’esperienza quotidiana, si possono acquisire. L’intelletto procede con le stelle e l’esperienza col Sole. Una sana educazione, cioè tutto il portato di forze che consente all’essere umano di non degenerare nel corso della vita, si rende sempre più necessaria per divenire liberi nei propri pensieri e nel proprio cuore, agendo con virtù, quale forza morale, per sé e per gli altri. Duemila anni fa, l’Essere cosmico che chiamiamo Cristo, il grande pedagogo dell’umanità, ha infuso tutte le forze perché l’umanità non degenerasse irrimediabilmente. Oggi, però, dopo due millenni, di tutto l’evento che si è compiuto sul Golgota, abbiamo capito solo che il medico deve occuparsi del corpo e il sacerdote dell’anima. Non abbiamo nessuna realtà dello spirituale. Prima la Chiesa, con il Concilio di Costantinopoli dell’869, ha sancito che l’essere umano è corpo e anima, poi la scienza, con la sua fissazione sulla materia, ha decretato che l’unica realtà è il corpo. Lo spirito è stato dunque eliminato. Già nelle conferenze del 7 e 27 ottobre del 1917 Rudolf Steiner ha presagito il tragico scenario di un’umanità moderna che vuole rendere addirittura immune il bambino allo spirituale.

Considerare superato il patrimonio delle civiltà antiche è solo povertà del nostro tempo. Ma, di fronte a quesiti ritenuti oggi insondabili, basterebbe avere l’umiltà di prendere in esame ipotesi interpretative che hanno una prospettiva spirituale; si troverebbe che già gli Ebrei suddividevano l’uomo in 12 parti perché coglievano il legame con le costellazioni zodiacali. Pensiamo alle “12 tribù d’Israele”, e poi nella saga di Re Artù ai 12 Cavalieri. Mentre in queste culture la partecipazione al Divino è per pura rivelazione, già con la saga del Parsifal ci viene annunciato che queste forze, che irraggiavano dal Cosmo, ora possono scaturire e irraggiare dal centro dell’uomo. Il Parsifal è l’uomo che si incammina liberamente e volontariamente verso il Cristo interiore. Il Parsifal è ognuno di noi, ma questo può avvenire solo con una lotta decisiva interiore, non con parole vuote. La nostra scienza afferma il principio della conservazione e trasformazione della materia, ma in realtà col nostro pensare
puro la materia viene distrutta, ne restano solo le immagini. Solo che queste immagini svanirebbero se non venissero intrise di una forza che è stata donata all’anima umana: una forza che è traboccata dal Mistero del Golgota proprio perché nasca vita per la futura esistenza della Terra. L’esistenza di questa forza è dimostrabile proprio nella sua indimostrabilità: è quella forza grazie alla quale ci affranchiamo da un pensare legato al cervello, ai sensi, e grazie a cui conseguiamo la libertà. Questa libertà non è dimostrabile, è solo esercitabile. Questa volontàpensante abbisogna di una fusione col Mondo, fusione che l’uomo trova solamente se si permea di quella sostanza che è stata immessa nell’evoluzione duemila anni fa.

E come l’azione compiuta dal Logos è stata una rivoluzione in seno alla cultura ebraica – che avrebbe voluto continuare
a mantenere il privilegio e il potere di un accesso al Mondo spirituale –, oggi, grazie ai contenuti lasciati da Steiner, ogni
individuo ha la possibilità di conseguire una conoscenza che genera entusiasmo e che gli consente di celebrare un’unione
di Scienza e Religione nella sua interiorità. Così la mente cerca il cuore e il cuore la mente, affrancati
entrambi dai sensi. Allora è possibile iniziare a vivere “signoreggiando” le nostre azioni con venerazione e umiltà
verso il Mondo che ci circonda.

“E i filosofi possono tramandare che l’uomo ha dei limiti nella conoscenza. In verità, questi filosofi vogliono dire che l’uomo è troppo pigro per compiere un cammino di conoscenza. Ma questo non vogliono dirlo, e perciò affermano: l’uomo ha dei limiti alla conoscenza. Nella nostra epoca, che vuole essere libera dall’autorità, si accettano queste cose per autorità.”

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