Inquinamento Elettromagnetico e 5G

Inquinamento Elettromagnetico e 5G

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Interviene l’Esperto: il Dott. Achille Sacchi – II PARTE

Riprendiamo il discorso inerente la tematica del 5G e dell’Inquinamento Elettromagnetico, iniziato nel nostro precedente numero di Salute Plus (Anno VI Numero 4), con il Dott. Achille Sacchi, laureato in Geologia e, autore del libro “Inquinamento invisibile: capire, individuare, evitare il caos elettromagnetico dell’era moderna”.

 

Dott.Sacchi, entriamo nel vivo della tematica 5G, ne abbiamo già parlato molto con la Dott.ssa Belpoggi dell’Istituto Ramazzini di Bologna, durante la conferenza a cui lei stesso ha partecipato. 5G: bassa emissione ma alta frequenza di antenne.

Può dirci qualcosa in più?

Parliamo, purtroppo, di una tecnologia su cui ad oggi non abbiamo ancora una panoramica chiara. Quello che posso dirvi è che, per il suo utilizzo verranno impiegate tre tipi di frequenze: una molto bassa di 700 MHz, quella del digitale, la medesima si sposterà poi verso altre frequenze, i 3,7 GHz che è praticamente sopra le frequenze utilizzate dal 4G e poi, quella che verrà sperimentata un pò più avanti, ovvero i 26 GHz, a frequenze molto elevate.

Questa tendenza ad aumentare la frequenza sarà dovuta al fatto che, più questa è alta, più la trasmissione dei dati è performante.

La tecnologia del 5G implica inoltre un cambio di rotta rispetto alla costruzione e, alla disposizione delle antenne: considerato infatti che le alte frequenze vengono maggiormente schermate da muri, foglie, alberi o, anche dal semplice passaggio di una persona, si renderà necessaria una diffusione dei ripetitori molto capillare. Non più quindi poche antenne di grandi dimensioni ma, tantissime micro antenne disseminate su tutto il territorio.

Gli investitori del 5G affermano a tal proposito che, le emissione date da tale tecnologia saranno mediamente ridotte rispetto a quelle attuali ma, dimenticano di spiegare che, diversamente da quanto accade oggi, saremo costantemente colpiti dai raggi elettromagnetici.

Attualmente, infatti, è il dispositivo ad agganciarsi all’una o all’altra cella a seconda della posizione in cui si trova, mentre con questo nuovo sistema saranno le antenne stesse a riconoscere i dispositivi, li mireranno, colpendoli con delle microonde che li seguiranno finché gli stessi non saranno fuori portata. Ciò significa che saremo irradiati direttamente da questi raggi concentrati a 26 GHz, non solo noi, ma anche tutte le persone attorno che abbiano uno smartphone. Pensate quindi a quanto possa essere invasiva questa nuova tecnologia e, alla potenza delle onde elettromagnetiche da cui saremo investiti.

 

Lei si occupa in prima persona di fare sensibilizzazione ed informazione rispetto a questo argomento?

Posso però affermare che la mia posizione non sia quella di una contrarietà al 5G per partito preso ma, piuttosto, che io sia mosso da una forte premura riguardo alla necessità di verificare gli eventuali rischi, derivati dal 5G, per la sicurezza di noi cittadini.

Penso che, a fronte degli ingenti guadagni che questo business porta alle multinazionali interessate, le medesime abbiano l’obbligo di riversare una parte del ricavato in progetti di ricerca.

 

Lei non crede che sia più opportuno che studi di questo tipo vengano condotti da Enti di Ricerca Indipendenti?

A tal proposito, il Professor Levis ha dichiarato che, gran parte degli studi finanziati direttamente o indirettamente dalle multinazionali, siano falsati e manipolati.

Quello che io affermo è che il fatto che non ci siano ricerche su una tecnologia che, a breve ci “bombarderà” tutti, sia assurdo.

Ad oggi, infatti, non abbiamo la benché minima contezza dei danni che ne potrebbero scaturire per il nostro organismo.

 

Rispetto alla posizione dei Sindaci, noto una certa sensibilità a riguardo ma mi chiedo quale sia il loro reale ambito di competenza. A livello burocratico crede riescano ad avere un buon margine di manovra?

Molti sindaci hanno già emesso delle ordinanze al fine di bloccare la diffusione del 5G nei loro comuni poiché ritengono che non ci siano studi, al momento, che ne comprovino la sicurezza.

Se poi in futuro, ci dovesse essere una manovra dall’alto che riesca a bypassarli, impedendo che i loro provvedimenti vengano rispettati, non abbiamo al momento facoltà di saperlo. Vero è, che poco più di un anno fa lo Stato ha venduto delle bande di frequenza, incassando miliardi di euro da società come la Tim, Vodafone, Wind Tre, Linkem, Open Fiber, Fastweb e Iliad, credo quindi che ci sia un evidente conflitto di interessi in questo senso e che, presto o tardi, dovremmo aspettarci una contromossa.

 

Lei pensa che non sia sicuro avere un ripetitore vicino alla propria abitazione?

Avere un’antenna nei pressi della propria casa diviene pericoloso quando sia presente un’apertura da dove poterla vedere. Infatti, pareti anche di piccole dimensioni, sono in grado di schermare l’abitazione dalle onde elettromagnetiche e, la presenza di un muro, ancor più se perimetrale, va ad abbassare di molto il valore dell’irradiazione all’interno dell’abitazione.

Consideriamo infatti che, qualora questo valore sia esternamente, di 1 o 2 V/m, riusciremmo ad arrivare all’interno anche ad un valore pari alla metà o, addirittura, ad un quarto dello stesso, ottenendo una stima inferiore rispetto alla soglia cautelativa dello 0,6 V/m, consuetudinariamente considerata accettabile.

Altro discorso va fatto, invece, nel caso in cui siano presenti delle aperture come, finestre o porte, che sono vulnerabili al passaggio di tali radiazioni.

Una prova che possiamo fare tutti per valutare la pericolosità della situazione è quella di verificare la visione che abbiamo del ripetitore dalle nostre finestre e, in base a quanto questo risulti visibile anche se in una posizione angolata, decidere se preoccuparci o meno a riguardo.

Si stima che una distanza precauzionale sia di almeno 500 metri dall’abitazione e, verificare ciò ad oggi è facile grazie anche a strumenti come Google Maps.

E’ ovvio che, una conditio sine qua non di allarme, sia data dall’effettiva visibilità dell’antenna dalla nostra finestra.

Consiglio in questi casi, di utilizzare una tenda schermante interna, che faccia le veci di una parete: nel momento in cui arrivi un raggio, quest’ultima andrà ad assorbire una piccola parte delle onde e, le rifletterà a sua volta, rimandandole all’esterno dell’abitazione.

 

Altra considerazione da fare rispetto all’argomento, è quella inerente la svalutazione degli immobili, per il cui approfondimento rimandiamo ad un interessante articolo del nostro TG Plus Focus scritto in occasione dell’installazione, all’interno del comune di Treviso, di circa una ventina di antenne di proprietà della Iliad. 

 

Lei che opinione ha in merito?

Da parte mia, sconsiglio vivamente l’acquisto di un appartamento in zone dove siano presenti dei ripetitori. In molti mi hanno contattato segnalandomi la problematica ma sono convinto che le persone siano sempre più informate sull’argomento e, che abbiano modo di documentarsi in tal senso. Con l’arrivo del 5G però, l’emergenza sarà ancora più incipiente e, a mio avviso, l’inquinamento elettromagnetico molto più invasivo.

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