Infiammazione mentale

Infiammazione mentale

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Di Damiano Pellizzari

Una delle favole più amate da grandi e piccini racconta di una gabbianella, Fortunata, e del gatto Zorba che le insegnò a volare. La storia narra di come il micio, avendo avuto in custodia l’uovo che racchiudeva la piccolina dalla mamma in procinto di morire, si impegnò ad allevarla e, pur non sapendo come, ad insegnarle l’arte del volo.

Quando Fortunata nacque, fu coccolata e cresciuta con affetto da Zorba e i suoi amici, anch’essi gatti. Vivendo in mezzo a loro, si comportava e agiva come un felino, convinta di essere lei stessa una micetta come le altre e fingendo di non vedere che le sue piume, il becco e le zampette non erano poi così simili alla soffice peluria e ai baffi dei suoi amici. Memore della sua promessa, però, Zorba si impegnò per far riconoscere a Fortunata la sua vera natura e, con l’aiuto di un essere umano, si prodigò affinché la piccola accettasse il suo essere un uccello e imparasse a volare. Dopo qualche tentativo, la dolce gabbianella riuscì a vincere le sue paure e a spiccare il volo, spiegando finalmente le sue ali nel cielo.

A pensarci bene, anche noi, a volte, facciamo come Fortunata quando tentava disperatamente di assomigliare a Zorba. Per essere accettati e amati dagli altri, cerchiamo di conformarci a loro, mettendo a tacere ciò che invece sentiamo nel profondo di noi. Fingiamo di non vedere o di non sentire, ci tratteniamo dal dire qualcosa, non esprimiamo la nostra opinione per compiacere o non offendere l’altro: proviamo ad immaginare tutte quelle situazioni di “guerra fredda” con il partner, il capo, la famiglia, gli amici, ecc. Con il tempo, però, finiamo per mentire anche a noi stessi e rimanere intrappolati in una gabbia invisibile di parole non dette e voci inascoltate: crediamo di essere gatti, quando invece abbiamo due paia di ali e un becco. Quei silenzi, quegli inganniperpetrati perfino nei confronti di noi stessi rimangono sospesi dentro di noi, tossici come il cibo che ristagna nell’intestino e produce infiammazione e che, depositandosi al nostro interno, gradualmente irrita sempre di più il nostro organismo e provoca disagio. Così, anche noi siamo infiammati mentalmente, avvelenati da tutto quel “non detto” che abbiamo ingoiato e che ormai non ricordiamo più. Non è stato un unico episodio, ma un processo graduale, che a poco a poco ha condizionato la nostra salute senza che ce ne rendessimo conto.  Ci comportiamo e agiamo ogni giorno senza pensare, senza avere il coraggio di ascoltarci per davvero e spiccare il volo verso la nostra strada. Gli esiti di un tale comportamento non sono da trascurare: l’infiammazione cronica è infatti la principale causa di malattie al giorno d’oggi. Quella che colpisce la mente, poi, essendo non visibile a occhio nudo e spesso non riconosciuta, può essere molto impegnativa  da debellare.

È vero inoltre  che a volte il destino non è così clemente come lo è stato con Fortunata, che ha incontrato degli amici pronti a proteggerla e ad incoraggiarla, accettandone e valorizzandone la diversità. Quando allora quella muraglia di verità nascoste diventa troppo difficile da scavalcare e “l’infiammazione mentale” ormai cronica è fonte di sofferenza, rivolgersi ad un terapeuta può essere una strada per imparare a prendere coscienza delle proprie ali e a volare in alto.

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