Quando si parla di vitamina D si fa riferimento ad un gruppo di cinque diverse vitamine (D1, D2, D3, D4 e D5) che sono fondamentali per la salute dell’organismo perché favoriscono l’assorbimento del calcio.
Una carenza di tale sostanza, quindi, di fatto può portare a gravi malattie come, ad esempio, l’osteoporosi, l’anemia o il rachitismo.
Vitamina D: quali alimenti la contengono
Gli alimenti che apportano vitamina D sono quasi esclusivamente di origine animale: tra essi rientrano, ad esempio, alcuni pesci grassi tra cui salmone e sardine, ma anche uova, latte, burro e formaggi.
Entrando nel dettaglio, il salmone (in particolare quello selvatico) apporta una buona dose di vitamina D, al pari di aringhe e sardine, che possono essere consumate crude, affumicate o marinate.
Via libera anche ai gamberetti (che hanno un contenuto di grassi molto basso) e al tuorlo d’uovo. Chi preferisce le fonti vegetali può portare in tavola i funghi: in tal caso, dunque, è meglio scegliere quelli selvatici che tendono ad essere più ricchi di vitamina D.
Infine, si può assumere questa sostanza anche tramite il latte vaccino, il latte di soia e i cereali da colazione.
Cosa fare se i valori sono troppo bassi
Per evitare di incorrere in una carenza di vitamina D si possono assumere degli integratori mirati, ma anche adottare determinate accortezze particolarmente utili in tal senso.
Ad esempio, un buona abitudine è quella di trascorrere mezz’ora al giorno alla luce solare, così come curare attentamente l’alimentazione quotidiana. A tal proposito, in commercio si possono acquistare anche dei cibi fortificati con la vitamina D, come ad esempio alcuni cereali per la colazione o alcuni tipi di latte.