Sale: crea dipendenza?

Sale: crea dipendenza?

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Il sale da cucina è un ingrediente molto controverso: spesso associato a malattie cardiovascolari, ipertensione e obesità, in alcuni casi può causare dipendenza.

Tuttavia, esso non è esente anche da benefici ed aspetti benefici. Secondo recenti studi scientifici, infatti, è un rimedio naturale contro la tristezza, contribuisce a migliorare l’umore, rende attivi e riduce l’infelicità.

Sale: lo studio

Secondo un team di ricercatori dell’Università dell’Iowa il consumo di sale (e di bevande alcoliche) ha subito un notevole incremento negli anni. E il consumo è destinato a creare una sorta di dipendenza.

Non è chiaro se il desiderio di quantitativi sempre maggiori di sale sia legato al “palato” o ad un fatto ormonale, ma chi è abitato ad insaporire i piatti con questa sostanza fatica a smettere anche davanti alla necessità o se deve ricorrere a prodotti analoghi che, almeno in parte, possono sopperire alla mancanza.

Le conseguenze

Inoltre, sempre in riferimento allo studio, è emerso anche che mangiare senza sale renda più tristi, stanchi e depressi. Il sale, infatti, aumenta i livelli della pressione e questo incide sulle prestazioni (ovviamente entro certi limiti: un eccesso, infatti, può incrementare l’insorgenza di malattie cardiache o dell’ipertensione arteriosa).

Appurato che il sale crea dipendenza, entriamo ora nei dettagli specifici. La ricerca è stata condotta su delle cavie ed è emerso come il desiderio crescente valga sul mondo animale al pari di quello umano: una dieta ricca di tale ingrediente, tuttavia, sprona anche a ricercare maggior movimento e attività fisica.

L’aspetto interessante, infine, è che in assenza di sale i topi tendano a cadere in crisi di astinenza come se fossero stati vittima della somministrazione di uno stupefacente.

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