Anoressia e bulimia: superarle riscoprendo il piacere del cibo

Anoressia e bulimia: superarle riscoprendo il piacere del cibo

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Affrontiamo un tema molto delicato in questo articolo: i disturbi del comportamento alimentare, in particolare l’anoressia e la bulimia. Lo facciamo grazie al contributo della Dottoressa Marta Stefani, nutrizionista, che nel suo lavoro si trova sovente ad avere a che fare con questo tipo di problematiche.

 

Le caratteristiche dell’anoressia

L’anoressia è un disturbo del comportamento alimentare che si caratterizza per una ricerca ossessiva della magrezza e la conseguente paura di ingrassare. Questi due requisiti determinano un’importante riduzione dell’assunzione di cibo, in alcuni casi addirittura una vera e propria astensione dallo stesso. In tal modo il peso corporeo si riduce notevolmente, senza per questo far sentire il soggetto anoressico realmente soddisfatto. Diventa una vera e propria ricerca ossessiva della magrezza.

La complessità di tale disturbo deve però essere letta a 360°, considerando anche altri aspetti: psicologici, mentali e familiari. L’anoressia si struttura iniziando da un processo fisico di dimagrimento: la persona anoressica ricerca la perdita di peso per sentirsi “bella”, in modo tale da raggiungere gli standard imposti dalla società. Nel tempo l’astinenza da cibo diventa una vera e propria ossessione, una prigione dalla quale il soggetto non riesce più ad uscire. La percezione del proprio corpo si deforma: il “peso forma” da raggiungere non ha più un limite, la persona sarà travolta dalla ricerca angosciosa di perdere peso e giungerà ad acquisire una magrezza eccessiva. I rischi per la salute possono in casi estremi far temere per la vita stessa dell’anoressica/o.

L’anoressica utilizza il controllo dell’alimentazione come un vero e proprio strumento per evitare anche qualsiasi altra forma di piacere; il controllo del cibo permette anche un controllo delle emozioni, sia quelle piacevoli che quelle sgradevoli. Questa illusoria percezione porta a costruire una corazza impenetrabile alle emozioni, dietro cui l’anoressica si nasconde in modo da non vivere sensi di colpa e non affrontare la profonda sofferenza che vive internamente.

 

Le caratteristiche della bulimia

Nella bulimia, a differenza dell’anoressia, vi è una ricerca sfrenata del cibo. La persona vive il cibo come qualcosa di irrinunciabile e, pur cercando di frenarsi, perde il controllo concedendosi delle vere e proprie abbuffate alimentari. Spesso accade che il peso aumenti in maniera considerevole, portando a situazioni di sovrappeso o addirittura di obesità.

I sintomi della bulimia sono di solito associati a grandi difficoltà dal punto di vista emotivo. Sovente il cibo diventa un potente strumento per la gestione delle emozioni. Alcuni soggetti affetti da bulimia hanno definito il cibo e l’abbuffarsi come l’unico momento importante della propria giornata, il momento in cui “finalmente è possibile lasciarsi andare e perdere il controllo”.

L’assunzione smodata di cibo viene percepita come un modo per “stare bene”, per “sentirsi meglio”, tuttavia questo momento di pace e rifugio può diventare un vero e proprio momento di tribolazione in conseguenza del fatto di non essere in grado di gestire il proprio comportamento.

Tuttavia, aleggia sempre nel soggetto affetto da bulimia la sensazione di una discreta e continua paura di poter perdere il controllo, di non essere in grado di esercitare un freno o una qualche forma di autodisciplina. In lui si svolge una costante battaglia per tentare di controllare il desiderio di mangiare, ma in realtà egli ottiene solo l’effetto contraddittorio e paradossale di lasciarsi andare a vere proprie abbuffate. In altre parole: più si cerca di controllare il piacere nei confronti del cibo e più si ottiene l’effetto contrario di una perdita di controllo, e quindi il rischio di cedere alle abbuffate.

 

 

Il punto di vista della dottoressa Marta Stefani, nutrizionista

I disturbi alimentari sono all’ordine del giorno per un nutrizionista. Non è facile riuscire ad entrare nella dinamica del problema di ogni paziente e il lavoro in collaborazione con lo psicologo è di fondamentale aiuto per mettere a punto un piano di intervento alimentare. Ciò è vero soprattutto nel caso di soggetti che presentano complessi disordini di tipo anoressico o bulimico.

Ogni persona è unica ed irripetibile: tutti i pazienti che incontro hanno gusti, abitudini, allergie, intolleranze alimentari e disturbi diversi che devono essere presi in considerazione nel momento in cui si elabora un piano alimentare personalizzato.

Tuttavia affrontare un percorso di cambiamento di regime alimentare richiede impegno e costanza. Ecco perché ai miei pazienti è permesso uno sgarro a settimana. Concedersi un momento di piacere aiuta sia a variare i ritmi concordati che ad affrontare con maggior determinazione una “dieta”, ossia un vero e proprio cambio di stile di vita.

Come scrive il Dottor Guido D’acuti nel suo e-bookIl piacere del cibo”: “il tentativo di controllo fa perdere il controllo”. Se rinunciamo al piacere di mangiare allora il cibo diventa irrinunciabile, quindi possiamo, anzi dobbiamo, riacquisire il piacere di mangiare, però secondo una giusta logica.

Concedersi il piacere del cibo non significa solo abbuffarsi di dolci o di pizza o di un gran quantitativo di pasta, ma, semplicemente, seguire le regole nutrizionistiche concordate e, ad esempio, preparare il proprio piatto facendo attenzione ai colori dello stesso. I colori influenzano i nostri stati d’animo e le nostre emozioni: il consumo giornaliero di cinque porzioni di verdure di cinque colori diversi sono la chiave di un’alimentazione sana.

Non c’è modo migliore di iniziare la giornata che fare una colazione ricca e colorata: pancake con sciroppo d’acero e frutta mista sono l’esempio di una colazione da re. Ottima per il palato, per la vista e per il corpo.

 

 

Nel primo incontro con qualsiasi paziente sono solita pronunciare una frase che è un po’ il paradigma del nutrizionista: “Una colazione da re, un pranzo da principe e una cena da povero”. Ciascuno di noi, ma soprattutto i soggetti che presentano disturbi alimentari seri, come l’anoressia e la bulimia, deve ri-imparare a mangiare in maniera corretta. La dieta ha il compito di risolvere il problema, però deve poi diventare nel tempo un regime alimentare consolidato, nel quale ci sarà posto per gli alimenti più vari e più graditi, ma sempre nell’ambito di un regime di consumazione regolare.

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