Psicosi da Coronavirus: il parere dell’esperta

Psicosi da Coronavirus: il parere dell’esperta

Parla la dottoressa Seccafien del Rebellato Fisiomedical Center

Abbiamo interpellato la Dott.ssa Laura Seccafien, Psicologa e specialista in Sessuologia (che sarà presente con un suo articolo nel prossimo numero di Salute Plus) sul panico di massa generato in questi giorni dal Coronavirus. Ecco cosa ci ha detto.

Come si può spiegare la psicosi data dal Coronavirus di questi giorni?

Questo è un momento molto particolare. Nelle ultime settimane abbiamo avuto modo di vedere e di sentire situazioni e comportamenti completamenti opposti fra le persone.

Direi che possiamo metterci tutti in un continuum. Da un lato molti si comportano come se non ci fosse nessun pericolo nell’aria, nel mezzo vediamo chi adotta misure di sicurezza più o meno visibili per tutelarsi e dall’altro lato, forse il meno evidente, troviamo chi ha fatto scorte il primo giorno e si è chiuso in casa scomparendo dal mondo.

La differenza fra questi tipi di comportamento è dettata sicuramente dal grado di paura che percepiamo, o meglio da quanto in pericolo ci sentiamo.

Intende dire che ci sono più tipi di paura? A Cosa si riferisce?

Sì, certamente!

È chiaro ed evidente che reagiamo in modo del tutto personale alle varie situazioni stressanti che ci accadono. Succede così a causa del nostro modo di percepire il pericolo e dal modo che abbiamo di reagire allo stress che proviamo.

La paura è un’emozione, è dominata dall’istinto. È un’emozione primaria comune sia agli animali che agli umani. Fa parte della nostra “programmazione di base”, ha sede nel nostro cervello atavico e ci ha permesso di sopravvivere e di evolverci fino ad ora. La parola emozione deriva da ex-movere: percepiamo dall’interno qualcosa che cambia in noi a livello fisiologico (aumento del battito cardiaco, aumento della sudorazione…) il tipo di paura che sentiamo e questo per permetterci di giudicare la realtà che viviamo come pericolosa o meno. La paura ha come obiettivo la sopravvivenza in situazioni che percepiamo come pericolose.

È importante, secondo me, riconoscere la paura che proviamo. Prenderne atto.

È fondamentale rendersi conto se e quanto siamo spaventati, e questo per due motivi principali: il primo per darci la veloce possibilità di razionalizzare i nostri comportamenti che altrimenti potrebbero essere irrazionali e il secondo per evitare attraverso il nostro comportamento istintivo di diffondere la nostra paura agli altri.

Per rispondere alla domanda, torno alle varie tipologie di paura.

Timore: preoccupazione che una stessa situazione possa essere piacevole e spiacevole allo stesso tempo.

Ansia: nell’ansia si vive una preoccupazione più intensa rispetto al timore ed è caratterizzata da sensazioni fisiologiche evidenti e percepibili (aumento della pressione arteriosa, del battito cardiaco, della respirazione,…) caratterizzate da una ‘voglia di fuggire’ dalla situazione.

Paura: con la paura saliamo di livello nel volersi allontanare dalla situazione vissuta che può essere reale o immaginaria ed è governata dalla minaccia del dolore fisico o morale.

Fobia: forte grado di angoscia verso qualcosa in particolare: un oggetto, un animale, una persona o un evento. Molte volte la reazione comportamentale è esagerata rispetto all’effettiva minaccia della situazione. La fobia è difficilmente razionalizzabile.

Panico: reazione di difesa in situazioni che minacciano la nostra vita. Si manifesta con rigidità muscolare degli arti e gonfiore del torace.

Terrore: reazione di difesa sempre in situazioni che minacciano la nostra vita. Si manifesta però con una diminuzione immediata della nostra forza vitale: quindi flaccidità dei muscoli e depressione del torace.

Vorrei spiegare ancora meglio la differenza fra panico e terrore per dare la possibilità alle persone di rendersi conto anche in base alla percezione somatica del loro corpo, di cosa provano verso la minaccia del Coronavirus. Per farlo ho bisogno di collegarmi al regno animale, perché noi, ricordo, siamo pur sempre degli ex animali e le nostre reazioni istintive sono molto spesso le stesse.

La differenza fra panico e terrore sta proprio in come l’animale vive la situazione di pericolo e reagisce a questa.

Se l’animale sente forte la situazione di pericolo e prova con tutte le sue forze a scappare sperimenta il panico: il suo torace si gonfia, aumenta la tensione interna, aumenta la respirazione, i muscoli si contraggono al massimo e userà tutta la sua forza per tentare di salvarsi la vita.

Se l’animale sente forte la situazione di pericolo e sa che non può scappare dalla morte sperimenta il terrore che lo paralizza e lo anestetizza rendendolo quasi insensibile al dolore e alla presunta agonia.

Prima diceva che la paura ha come obiettivo la sopravvivenza in situazioni che percepiamo come pericolose…

Sì esatto, la paura e i comportamenti che ne derivano ci permettono di sopravvivere in situazioni che consideriamo minacciose per la nostra conservazione.

Questo spiegherebbe anche l’assalto di questi giorni nei supermercati di generi alimentari?

Assolutamente sì!

La minaccia del Coronavirus porta fuori le nostre personalissime e più profondissime paure. Alcuni possono sperimentare la paura della morte (spesso manifestata a carico delle vie respiratorie), altri la paura della separazione (spesso manifestata a livello cardiaco), altri la paura della solitudine, altri possono viverlo come conflitto di sopravvivenza.

Molto spesso chi entra in questo tipo di conflitto sente forte la paura di non riuscire a sopravvivere e quindi ha la necessità di procacciarsi quanto più cibo possibile per garantirsi il sostentamento necessario in periodi di chiusura al mondo, una chiusura quasi introspettiva (di solito sono le persone che vivono la situazione con terrore). Questo tipo di conflitto sul piano individuale si manifesta proprio con la preoccupazione impellente e costante di ottenere cibo e beni materiali. La reazione spesso è quella di fare grosse scorte di provviste.

Ripeto che la paura ha differenti gradi di intensità e di espressione: persone che vivono intensi stati di paura hanno spesso atteggiamenti irrazionali anche manifestando rabbia …. alle casse del supermercato.

Anche il colore associato alla paura spesso ci dice qualcosa di come la viviamo: chi la associa al colore rosso, per esempio, la vive come legata alla sopravvivenza.

Un consiglio personale… la cosa migliore è stare nell’amore e nella fiducia… così tutto andrà per il meglio!

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