Militari si, bambini no?

Militari si, bambini no?

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Lo scorso 7 febbraio è stata ufficialmente pubblicata la Relazione finale della IV Commissione d’inchiesta Parlamentare sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito i militari italiani. Approvata con dieci voti a favore e due voti contrari, la relazione riconosce anzitutto il nesso tra l’esposizione all’uranio impoverito e la nascita dei tumori.

Tuttavia si parla anche diffusamente dei vaccini somministrati ai militari. Infatti, tra i fattori patogeni che hanno scatenato questa allarmante situazione spicca per l’appunto anche la profilassi vaccinale: i vaccini somministrati ai militari denunciano un quadro agghiacciante, imbarazzante, tanto per il governo quanto per i vertici dell’Esercito Italiano. Nel documento della Commissione è scritto che le criticità “hanno contribuito a seminare morti e malattie“, mentre dai vertici la risposta è stata il “negazionismo”, al quale si aggiungono gli “assordanti silenzi generalmente mantenuti dalle Autorità di Governo” che hanno ingenerato il dilagare “tra le vittime e i loro parenti” di uno “sconfortante senso di giustizia negata”. Ad ogni buon conto, lo Stato Maggiore della Difesa si è precipitato a replicare “Accuse inaccettabili”.

ECCO I PUNTI SALIENTI DELLA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE SULL’URANIO IMPOVERITO

1)La Commissione Parlamentare conferma la totale assenza di studi scientifici in letteratura volti a valutare la tollerabilità della quantità complessiva di componenti dei vaccini (adiuvanti, conservanti, antigeni, allergeni, eccipienti e contaminanti). La quantità cumulativa dei vari componenti dei vaccini eccede il limite permesso per l’autorizzazione all’immissione in commercio! 

2) La Commissione Parlamentare conferma la necessità di NON somministrare contemporaneamente più di 5 vaccini monovalenti monodose sui militari.

3) La Commissione Parlamentare conferma che la vaccinazione comporta rischi in termini di problemi di immunodepressione, iper-immunizzazione, autoimmunità e ipersensibilità.

4)La Commissione Parlamentare conferma che il pericolo dei rischi è riportato direttamente nelle schede tecniche delle case farmaceutiche che chiedono espressamente l’applicazione di opportune precauzioni all’impiego dei vaccini e la verifica dello stato di salute del vaccinando e dell’assenza di patologie al momento della vaccinazione. 

5)Nei vaccini analizzati oltre al principio attivo vi sono oltre 81 sostanze (come formaldeide, proteine pollo, cellule di uova di pollo, embrioni di gallina, idrossido di alluminio, lattosio, albumina umana, cellule fetali umane, ecc.) per cui è prevista una valutazione di sensibilità o allergia.

6)La Commissione parlamentare conferma che vi è una associazione statisticamente significativa tra patologie neoplastiche e linfoproliferative e altre patologie autoimmuni e la somministrazioni di vaccini.

7) I vaccini usati nella profilassi militare sono gli stessi autorizzati dall’AIFA per uso civile.

Inoltre, va evidenziato come la Commissione abbia iniziato le sue attività di indagine sulle reazioni avverse alle vaccinazioni a seguito del riscontro di un cospicuo numero di casi con sopravvenute patologie autoimmuni o neoplastiche, in una parte di popolazione militare non sottoposta a fattori di rischio differenti da quelli vaccinali.

Alla luce di quanto emerso agli atti, la Commissione:

in primo luogo riscontra la necessità di utilizzare vaccini maggiormente purificati, in modo che il limite dei componenti in quantità cumulativa rientri entro il limite permesso per il singolo componente di ciascun vaccino, nei termini in cui gli studi prodromici alle singole AIC li abbiano riconosciuti come non pericolosi per la salute;

in secondo luogo insiste sulla necessità di abbattere il rischio dovuto alla procedura di somministrazione, prevedendo che vengano affidate alla struttura sanitaria nazionale e che all’atto dell’arruolamento vengano esclusi i militari che non superano i test pre-vaccinali.

Tali esami devono rilevare eventuali alterazioni del sistema immunitario, nonché le ipersensibilità. La Commissione consiglia inoltre che i risultati degli esami vengano inseriti nella scheda anamnestica del militare quale elemento di inidoneità all’arruolamento o di idoneità alla continuazione del servizio o di particolari mansioni.

ANALIZZIAMO MEGLIO 5 ESTRATTI DELLA RELAZIONE FINALE DELLA COMMISSIONE

1)  “Lo scopo della richiesta di tali dati era quello di verificare se dalla profilassi vaccinale militare, potessero configurarsi pericoli per la salute, tali da far incorrere in rischi inutili le persone sottoposte al trattamento. I singoli vaccini somministrati ai militari, che ricordiamo essere gli stessi autorizzati da AIFA per il settore civile, contengono adiuvanti, conservanti e contaminanti, nei limiti delle autorizzazioni per la commercializzazione individuale.”
Ci teniamo a ripescare innanzitutto questo estratto, perché sottolinea ancora, in modo cristallino, che nonostante il tam tam mediatico delle scorse settimane abbia battuto quasi esclusivamente sulla querelle “Uranio impoverito”, l’inchiesta di cui stiamo parlando si sia concentrata, in realtà, pure sui VACCINI (per l’appunto). 

2) “Sebbene la Commissione sia al corrente del fatto che le reazioni avverse differiscono tra adulti e bambini, ritiene doveroso non sottovalutare la complessiva quantità di Alluminio somministrata ai militari nell’intera profilassi vaccinale, in quanto negli adulti il maggior grado di sviluppo dei sistemi immunitario e nervoso al momento della vaccinazione, e le possibili forme di autoimmunità fisiologiche, possono favorire l’induzione di reazioni di tipo linfoproliferativo e malattie autoimmuni, come risulta dall’elencazione degli effetti indesiderati, reazioni avverse e controindicazioni, contenute nelle schede tecniche elaborate dalle case farmaceutiche”
Qui vengono spiegati i maggiori rischi di reazioni avverse ai vaccini nel caso di somministrazione in organismi adulti. Rimane tuttavia doveroso domandarsi, naturalmente, come possa stabilirsi addirittura un OBBLIGO, per il bambino, di assumere molti più vaccini rispetto al numero massimo (5, appunto) consigliato per altri soggetti.

3) “Alla luce dei dati raccolti e delle risultanze del Progetto, già alla data del 9 gennaio 2013, la Commissione Costa aveva ritenuto che le patologie e i decessi osservati tra i militari potessero essere determinati da ‘una concomitante e interagente azione dei fattori potenzialmente nocivi’ riassunta nel concetto di ‘multi attorialità’.”

In sostanza, la Commissione Costa aveva sancito la necessità di adottare un “principio di precauzione” nell’attività di somministrazione dei farmaci (soprattutto dei vaccini), per cui “ogni attività di somministrazione di farmaci, vaccini, antidoti e ogni intervento medico-chirurgico suscettibile di determinare effetti iatrogeni [devono] essere effettuati tenendo conto della particolare situazione individuale, in relazione a specifiche indicazioni cliniche e [devono essere] praticati:

  • previa puntuale raccolta e registrazione di anamnesi mirata e specifica per il tipo di intervento da effettuare,
  • previa acquisizione di consenso informato all’effettuazione dell’intervento con illustrazione puntuale degli effetti e dei rischi legati all’intervento stesso e alla sua mancata esecuzione secondo le disposizioni di legge,
  • con rigoroso rispetto dei protocolli e dei calendari previsti”

Peraltro, anche agli esiti della ricerca condotta su 600 militari del 186º Reggimento «Folgore» reduci da missioni internazionali in teatri di guerra, era emersa “la possibilità che pratiche vaccinali particolari fossero state suscettibili di comportare una «disorganizzazione del sistema immunitario» che avrebbe potuto a sua volta essere alla base di patologie autoimmuni quali la tiroidite autoimmune, la sclerosi multipla, l’eritema nodoso, il lupus, l’artrite reumatoide, il diabete, la neurite ottica e, secondo alcuni ricercatori, di leucemie e linfomi”.

4)“L’adozione di pratiche come le vaccinazioni multiple compresse può rappresentare, di per sé, un rischio per la salute in relazione ad almeno tre aspetti:

  • la quantità cumulativa dei vari componenti dei vaccini eccede il limite permesso per l’autorizzazione all’immissione in commercio del singolo vaccino;
  • le ipersensibilità indicate nei dossier di registrazione e allegati tecnici ai vaccini anche solo singolarmente considerati confermano la necessità delle analisi pre-vaccinali;
  • le reazioni avverse indicate nei dossier di registrazione e allegati tecnici ai vaccini anche solo singolarmente considerati confermano la necessità di una valutazione dei rischi personalizzata sulla profilassi vaccinale e la necessità di un monitoraggio periodico a lungo termine su ogni singolo vaccinato.

Fermo restando quanto sopra, la Commissione conferma ancora una volta le conclusioni già evidenziate dal Progetto SIGNUM, nonché dal lavoro del Prof. Nobile sulla Brigata Folgore – per quanto riguarda la necessità di non somministrare contemporaneamente più di 5 vaccini monovalenti monodose sui militari: tale modalità di inoculazione appare, dunque, la più corretta per evitare l’insorgere di reazioni avverse. Infatti la Commissione, nell’ambito della sua attività di indagine, ha preso conoscenza di casi in cui si erano manifestate reazioni avverse in seguito alle vaccinazioni, con l’instaurarsi di patologie autoimmuni o neoplastiche sopravvenute, in una parte di popolazione militare non sottoposta a fattori di rischio diversi da quelli vaccinali.”
In soldoni: ai militari si suggerisce ogni sorta di precauzione, personalizzazione e analisi pre-vaccinale. Ai bambini no.

5) “Alla luce degli elementi raccolti, la Commissione conferma che vi sia una associazione statisticamente significativa tra patologie neoplastiche e linfoproliferative, e altre patologie (es. quelle autoimmuni), e la somministrazione dei vaccini secondo la profilassi vaccinale militare. La Commissione ritiene di non poter escludere il nesso di causa. ”
Questo estratto, come facilmente desumibile, costituisce la conclusione del documento della Commissione. Fra i compiti della Commissione vi era quello di analizzare la profilassi vaccinale al fine di individuare i fattori di rischio per la salute del militare e la possibile correlazione con gravi patologie.

Ora: dinanzi ai risultati cui è giunta la Commissione Parlamentare, emerge una situazione paradossale.
Da un lato, c’è un organo dello Stato che sottolinea la pericolosità insita nella pratica vaccinale. La Commissione Parlamentare infatti afferma che la vaccinazione: “comporta rischi come problemi di immunosoppressione, iperimmunizzazione, autoimmunità e ipersensibilità. Questa affermazione ha trovato conferma dall’analisi dei documenti pubblici dei vaccini, quali fogli illustrativi e schede tecniche”
Dall’altro lato, tuttavia, abbiamo lo Stato Italiano che con la Legge di Conversione del Decreto Lorenzin impone una profilassi obbligatoria a tutta la popolazione in età pediatrica, e lo fa utilizzando gli stessi IDENTICI vaccini a quelli in uso nelle Forze Armate. Stiamo 10 vaccini per un totale di 34 dosi a bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 16 anni, con un calendario serratissimo.

Ora, pane al pane e vino al vino: alla luce di quanto emerso dall’analisi della RCP, ha senso imporre ai nostri figli una vaccinale così articolata a suon di sanzioni e metodi coercitivi, anziché percorrere la strada del consenso informato delle famiglie?

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