Il rabarbaro è una pianta erbacea che appartiene alla famiglia delle Poligoniaceae. Molto diffuso in Europa e in Asia, può raggiungere un’altezza di due metri, ha grandi foglie e fiori raccolti in particolari pannocchie.
Utilizzato fin dall’antichità per le sue proprietà digestive, purgative e depurative, trova ampio impiego in cucina come ingrediente base per la preparazione di marmellate, liquori e dolciumi.
Rabarbaro: proprietà benefiche e controindicazioni
Esistono circa 60 specie di rabarbaro e tutte quelle Rheum hanno determinate proprietà officinali: aiutano a digerire e a regolarizzare l’intestino. Inoltre, sono decongestionanti ed epatoprotettivi perché contengono reina, tannini, fibra alimentare, acido crisofanico, pectine e parietina.
Il rabarbaro è un potente lassativo naturale e per questo motivo è sconsigliato se si soffre di disturbi all’apparato escretore. Inoltre, deve essere assunto con moderazione anche dalle donne in gravidanza, dai bambini e dai soggetti che assumo farmaci con proprietà purgative.
Inoltre, le sue foglie contengono acido ossalico e per questo possono irritare la mucosa intestinale ed incrementare la formazione di calcoli renali.
I possibili usi in cucina
Questa pianta è molto versatile in cucina: il rabarbaro, infatti, può essere utilizzato per preparare antipasti, primi, secondi piatti, torte e dessert. Ad esempio, può essere cucinato al forno, spadellato con un filo d’olio, cotto al vapore o bollito.
Il liquore ha proprietà digestive, è depurativo e disintossicante. Senza dimenticare che questo alimento ha un sapore leggermente aspro, che ben si sposa anche con lo zucchero: per questo motivo, dunque, viene utilizzato per preparare marmellate e conserve.
Infine, nella cucina anglosassone il rabarbaro viene comunemente utilizzato per preparare dolci, crumble, biscotti e budini.