Sovranità alimentare – Il cibo e l’uomo

Sovranità alimentare – Il cibo e l’uomo

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Il seminario “5 passi verso la libertà” del 17 e 18 novembre si sta avvicinando. Per introdurvi uno dei temi, vi riportiamo una relazione scritta dal Prof. Pietro Perrino, Dirigente di Ricerca C.N.R., già Direttore dell’Istituto del Germoplasma del CNR di Bari:

Nella storia del corpo umano c’è stata un’evoluzione biologica e una culturale. La prima è stata più lenta della seconda, tanto che le differenze tra l’uomo raccoglitore-cacciatore della preistoria e l’uomo moderno sono maggiori a livello culturale. Il cibo è stato un ingrediente fondamentale, poiché ha alimentato tutto quello che l’uomo ha fatto nel corso della sua storia. Si sono sempre alternati periodi di scarsità a periodi di abbondanza di cibo. In ogni caso, nel corso dell’evoluzione l’abbondanza è prevalsa sulla carenza, così da far crescere la popolazione umana mondiale da 1 milione di individui del Neolitico agli attuali oltre 7 miliardi. Thomas Malthus è stato il primo a sottolineare che l’incremento demografico è geometrico (1, 2, 4, 8…), mentre quello della produzione di cibo è aritmetico (1, 2, 3, 4 …). Da ciò scaturiscono una serie di problemi del genere umano.

Primo (risorse alimentari limitate): le risorse alimentari sono limitate, per cui l’incremento demografico sulla Terra non può essere illimitato.

Secondo (paradosso della denutrizione e globesità):  contro 2 miliardi di esseri umani denutriti, di cui 800 milioni con denutrizione cronica (vera fame) ce ne sono 2 miliardi sovrappeso, di cui 600 milioni obesi. Oggi, nel mondo, sovrappeso e obesità  uccidono più della fame.

Terzo (eccedenza di alimenti): come si fa ad accettare il fenomeno della denutrizione cronaca se ogni anno 1 miliardo e 300 milioni di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura? Si tratta di una quantità più che sufficiente ad evitare la denutrizione.

Quarto (accaparramento di terra): i Paesi più ricchi comprano e usano terreni di Paesi più poveri per produrre cibo per le proprie nazioni. Ogni anno, una superficie di terra extraeuropea di 350 mila Km2 (una superficie  un po’ più grande dell’Italia) viene usata per produrre cibo per noi europei.

Quinto (agricoltura, deforestazione, gas serra e consumo d’acqua): dal 1990 al 2017, 129 milioni di ha (un’area grande come il Sud Africa) sono stati convertiti in campi agricoli e pascoli. L’agroindustria è la prima causa del riscaldamento globale. Ogni 3 molecole di gas-serra rilasciate nell’atmosfera, 1 proviene dalla produzione di cibo. Occorrono 15.000 litri di acqua per produrre 1 kg di carne di manzo. I 200 milioni di tonnellate di fertilizzanti che vengono usati ogni anno non aumentano solo le rese agricole, ma interferiscono con i processi vitali della biosfera. A ciò si aggiunga che il 26% delle terre emerse e libere dai ghiacciai è occupato da pascoli e il 33% di tutta la superficie coltivata sulla Terra è occupato da colture per produrre mangimi per animali domestici. L’agricoltura beve oltre 3 mila Km3 all’anno di acqua dolce, il 70% dell’intero consumo umano.

Tutti questi problemi sono la conseguenza di una cattiva gestione dell’agricoltura, dell’ambiente e delle risorse naturali, mettendo a rischio la conservazione e l’evoluzione degli ecosistemi, inclusa quella della specie umana.

Il 17 e 18 novembre 2018, a Bentivoglio (BO), nell’ambito del 1° seminario nazionale sull’autodeterminazione, 5 passi verso la libertà, saranno forniti ulteriori elementi utili a dare un contributo per cambiare paradigma, capace di trovare soluzioni sostenibili a tutti i problemi sopra elencati.

 

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