Riflessi primitivi: come interagiscono con le paure al tempo del Coronavirus?

Riflessi primitivi: come interagiscono con le paure al tempo del Coronavirus?

Intervista al Dottor Carlo Cannistraro

A fronte dell’emergenza Coronavirus e di come essa ha travolto le vite di tutti in modo imprevisto ed imprevedibile, oggi il problema della paura è purtroppo molto attuale. Come stiamo interiorizzando le insicurezze provate in questi mesi e come possiamo integrarle in maniera sana nella nostra vita? Lo abbiamo chiesto al dottor Carlo Cannistraro, fisioterapista e osteopata esperto in movimenti ritmici e riflessi primitivi.

 

Dottore, come si legano i riflessi primitivi alle paure che una persona più provare in questo periodo?

In pochi ne sono consapevoli, ma le paure generate dalla pandemia di COVID-19 sono in gran parte gestite e si esprimono a livello comportamentale dai modelli di apprendimento utilizzati nei primi anni della nostra vita. Abbiamo già visto (nell’articolo presente nel numero precedente della rivista, ndr) che i riflessi primitivi sono un percorso che permette prima al feto e poi al neonato di svolgere la progressione posturale che lo porterà alla stazione eretta e alla completa autonomia di movimento. Sul piano fisico ci sono dunque i movimenti e le posture, mentre sul piano comportamentale-emozionale si legano le emozioni che esprimiamo nelle relazioni con l’altro.

Bene, i riflessi primitivi che permettono tutto ciò hanno la possibilità di entrare in un momento preciso della vita, offrendo la possibilità di passare da una situazione ad un’altra per portare ad un livello successivo la nostra crescita sia fisica che emozionale. Una volta che il riflesso non è più utile dovrebbe integrarsi e quindi non manifestarsi più, non avendo più la possibilità di esprimersi. Quando questi riflessi non vengono completamente integrati perché certi passaggi di crescita della rete neuronale non sono stati fatti in maniera adeguata, ad esempio perché non è stato maturato un certo comportamento per problematiche ambientali o relazionali, questo riflesso non integrato disturba il sistema in evoluzione.

In particolare che riflessi si collegano alla paura?

Il primo riflesso primitivo che appare nella nostra vita, palesandosi nella quinta settimana di gravidanza, è quello della Paralisi da Paura. Si tratta del primo riflesso che addestra il bambino a rispondere a eventi esterni filtrati attraverso la paura della madre, ovvero la capacità che il bambino dovrebbe cominciare a sperimentare di difendersi dall’ambiente una volta uscito dalla pancia di mamma. Se questo riflesso viene stimolato in maniera congrua, fisiologica e non esasperante, il bambino impara che davanti a un evento ha la possibilità di proteggersi, per esempio bloccandosi. Se questo riflesso però viene costantemente stimolato perché la madre è in una condizione di paura e minaccia costanti rispetto a quello che sta vivendo, questo bambino esercita in maniera continua questo riflesso addestrando il suo sistema fisiologico ad essere ipersensibile nel dare una risposta alla paura che riguarda un evento esterno.

Quindi le mamme che stanno portando avanti una gravidanza in questo periodo dovrebbero avere conoscenza di questo…

Esatto, perché questi mesi difficili potrebbero portare a future nascite di piccoli che saranno molto facilmente ipersensibili rispetto alla paura. Più le mamme hanno vissuto la paura di non poter esprimere la loro libertà, espressiva e motoria in primis, più è probabile che i loro bimbi saranno ipersensibili a tutto ciò. Avendo questa conoscenza, però, è possibile che le mamme vivano la loro esperienza di maternità in modo il più rilassato e distaccato possibile dagli stress ambientali quali ad esempio la televisione per poi in un successivo momento stimolare i bambini che nascono con i movimenti ritmici per riarmonizzare quello che non è stato possibile far fare alla natura stessa.

D’altro canto, anche i genitori stessi possono beneficiarne. Ci sono persone che davanti alle restrizioni hanno subito temuto per il loro futuro mentre altre hanno preso atto della situazione con una certa serenità. Ciò può avere a che fare con quanto questi genitori hanno integrato o meno il loro riflesso primitivo.

Ci sono altri riflessi collegati alla paura?

Alla nona settimana in utero appare un altro riflesso primitivo, il Riflesso di Moro. Esso è in diretto collegamento con quello della paralisi da paura, rappresentando una risposta diversa, ovvero quella di fuga, urla e terrore legate ad un evento che ci spaventa. Entrambi fanno riferimento al sistema nervoso autonomo, ma mentre nel primo prevale l’azione di anergia, nella seconda abbiamo tantissime energie messe in campo.

Queste due diverse reazioni possono essere osservate nei bambini in tante situazioni. Esempio ne è quando fanno conoscenza con una nuova persona: ci sono piccoli che stanno fermi e vengono definiti timidi, mentre altri che invece esagerano dando sfogo alla loro esuberanza. Entrambi stanno rispondendo all’esperienza utilizzando in parte anche i loro riflessi primitivi non ben integrati.

Mi sembra di capire quindi che questo della paura è un circolo che ci lega tutti, dai bambini agli adulti, anche se in diverse forme…

Sì. Questo aumento di paura, insicurezza e smarrimento degli ultimi tre mesi può coinvolgere un raggio che va dal feto, passando per il bambino e arrivando all’adulto.

L’invito che faccio è quello di poter conoscere i movimenti ritmici, attraverso i quali si può riequilibrare questa disarmonia che ci porta a vivere delle situazioni comportamentali, sociali e relazionali con difficoltà.

A livello pratico come possono aiutare?

Attraverso i movimenti ritmici si può interagire con il percorso evolutivo che è stato disturbato e rilanciarlo. Con essi cerchiamo di aiutare le persone ad avere una nuova percezione e lettura delle esperienze di vita. Questo sviluppo ci permette di interagire con un cambiamento funzionale che riporta il bambino e/o l’adulto a trovare un equilibrio che gli consente di reintegrare al meglio i riflessi che sono stati disturbati.

Nei nostri corsi le persone imparano per sé e per i propri figli a prendere coscienza che si può far qualcosa per cambiare i propri comportamenti senza necessariamente utilizzare farmaci. Stimolando la fisiologia del sistema si va a rilanciare un equilibrio reale che la persona fa suo, potendo riprendere la propria autonomia e libertà, tornando capaci di riconoscere i propri limiti e le proprie insicurezze, che fungono a questo punto anche da stimolo per andare oltre l’ostacolo. In altre parole, i movimenti ritmici offrono la possibilità di sfruttare al massimo il nostro potenziale nel momento in cui ci troviamo a fare i conti con le nostre difficoltà relazionali o ambientali: la paura di quello che ci potrebbe accadere piuttosto che la fatica di non riuscire ad affidarci alla vita perché ci sentiamo in iper-allarme.

Il primo passo importante è sicuramente quello della consapevolezza. Se una persona non ha consapevolezza di quello che gli sta succedendo non può giovare di un’azione di ri-armonizzazione. Se invece essa riconosce che certi comportamenti non sono “colpa” di nessuno ma che semplicemente nel suo vissuto evolutivo ha avuto delle piccole tappe in cui non è riuscito ad integrare quei passaggi funzionali che gli avrebbero permesso di rendere armoniosa la sua vita, allora ha già iniziato il suo percorso per riconquistarsi la libertà e la serenità.

Carlo Cannistraro

Carlo Cannistraro  –  Dottore in Fisioterapia, Osteopata D.O. e co-ideatore ORFI

via Papa Luciani, 22 – 31040 Portobuffolè – TV  Cell. 389.0755087
Riceve per appuntamento allo 0422.850203 o 348.5161396
e-mail: carcanni@gmail.com

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