In ambito di salute pubblica tra i temi che più fanno discutere negli ultimi anni troviamo sicuramente l’obbligatorietà vaccinale.
Il dibattito nasce a seguito della approvazione della Legge Lorenzin (Legge 119 del 31 luglio 2017) che ha introdotto l’obbligo per dieci vaccinazioni per ai minori 0-16 anni (anti-poliomelitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti Haemophilus influenzae tipo B; anti-morbillo; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella) e l’offerta di quattro vaccini fortemente raccomandati (meningococco B, meningococco C, pneumococco e rotavirus). Obblighi di legge non debitamente giustificati ma che prevedono esclusione dei bimbi da nidi, scuole dell’infanzia e scuola dell’obbligo e pagamento di sanzione pecuniaria.
Per gran parte dei mezzi di comunicazione di massa tutto è riconducibile a due contrapposizioni “pro-vax” e “no-vax”, in queste categorie vengono classificati anche i genitori spesso taggati come ignoranti per aver scelto di non vaccinare all’età di tre mesi il proprio figlio o per non aver accettato ad occhi chiusi l’obbligo e per aver preteso risposte a domande importanti sulla salute dei propri figli, troppo spesso ignorate. Genitori criticati e accusati di pensare unicamente alla salute dei propri figli ignorando quella degli altri, godendo dell’immunità di gregge e rappresentando pericolo per bambini immunocompromessi.
Ma se ci si sofferma sul tema con raziocinio si può comprendere quanto sia lecito chiedersi quando il paziente è un bambino chi debba decidere sulle vaccinazioni e sulla salute in genere; se il genitore, lo Stato o la comunità scientifica.
A febbraio di quest’anno i ricercatori Giampietro Gobo e Barbara Sena hanno pubblicato il saggio “Oltre la polarizzazione “pro-vax” versus “no-vax”. Atteggiamenti e motivazioni nel dibattito italiano sulle vaccinazioni.” offrendo una lettura differente che va oltre la semplificazione rappresentata dalla dicotomia “pro-vax” “no-vax” in quanto posizioni e attori coinvolti nella scelta di vaccinare o meno un bambino siano ampie e complesse.
Partendo da un’analisi del contenuto qualitativa condotta su 1139 fonti provenienti da stampa nazionale e locale, 71 interventi su trasmissioni televisive e 14 blog di medici, giornalisti scientifici e associazioni di genitori si è evidenziato come il dibattito italiano sulle vaccinazioni può essere rappresentato da nove differenti posizioni collocabili in un continuum che va da un atteggiamento completamente “pro-vax” ad uno totalmente “no-vax”.
Sfumature che non possono essere ignorate ma anzi comprese riconosciute e analizzate. Le riassumiamo in questo articolo.
- Posizione “pro-vax” senza “se” e
senza “ma”. Ritiene essenziale l’obbligatorietà vaccinale ed è favorevole ad
ulteriori vaccini raccomandati dal Piano Nazionale delle Vaccinazioni. Tale
posizione è assunta da attori istituzionali (Istituto Superiore di Sanità,
ordine dei medici e delle professioni sanitarie ecc.), dai partiti politici, da
attori collettivi quali associazioni di genitori.
- Posizione favorevole alle
vaccinazioni ma che ritiene debbano essere obbligatori solo quattro dei dieci
vaccini, gli altri prevenendo malattie non contagiose come il tetano dovrebbero
essere solo raccomandati e lasciati alla libera scelta. Posizione espressa da
numerosi scienziati italiani ed esperti in questione di salute. L’epidemiologo
Vittorio Demicheli in un’intervista ha affermato “…dovremmo applicare il
principio di priorità e vaccinare soltanto contro malattie importanti.”
- Posizione favorevole alle vaccinazioni
che critica alcune politiche di sanità pubblica che permettono l’introduzione
di nuovi vaccini per i quali le sperimentazioni non sono ancora concluse. Richiede
maggiore trasparenza e indipendenza decisionale.
- Posizione favorevole alle vaccinazioni pur
esprimendo dei dubbi sull’efficacia e e necessità di alcune politiche
vaccinali. Viene richiesto inoltre un maggiore controllo da parte degli organi
di vigilanza nei confronti di alcuni ingredienti tossici contenuti nei vaccini
(ad esempio il mercurio) e delle reazioni avverse. Tra gli attori che
sostengono tale posizione vi sono associazioni di medici come la Federazione
Italiana Medici Pediatri e di consumatori e alcuni scienziati come Silvio
Garattini.
- Posizione moderata, favorevole
alle vaccinazioni in generale ma che riconosce anche alcune istanze dei
“no-vax”. Tra questi attori l’immunologa Maria Luisa Villa e giornalisti
scientifici.
- Posizione che riconosce
l’importanza delle vaccinazioni ma manifesta critiche sulla tossicità di alcuni
vaccini, pretende l’attenzione sulle reazioni avverse gravi e auspica alla
produzione di vaccini “sicuri”. Questa posizione è rappresentata da una minoranza
di scienziati e alcuni giornalisti scientifici.
- Posizione sostenuta da coloro che
sono contrari soltanto alle somministrazioni di più vaccini in dose unica
(polivalenti) in quanto sottopongono il sistema immunitario del bambino ad uno
sforzo eccessivo. Richiedono vaccini monovalenti che riducono i rischi di
tossicità o evitano gravi reazioni avverse. Inoltre ritengono si debba elevare
l’età vaccinale per consentire una maturità necessaria al sistema immunitario.
Tra i sostenitori di questa posizione scienziati e medici come Giuseppe
Genovesi, associazioni scientifiche (l’Ordine Nazionale dei Biologi),
associazioni di consumatori (Codacons).
- Posizione contraria al solo uso
standard delle vaccinazioni, ritiene i vaccini fondamentali per contrastare le
situazioni di emergenza come epidemie e pandemie, ma non devono essere
utilizzati come strumento di prevenzione. La prevenzione deve essere svolta
rafforzando il sistema immunitario attraverso allattamento al seno,
alimentazione sana, ambienti salubri, e malattie esantematiche stesse che
rendono il bambino capace di affrontare le patologie infettive odierne e
future. Sostiene inoltre che l’effetto del vaccino non è perenne, che risulta
inefficace nel 5-15% dei vaccinati, e che copre solamente determinati ceppi
della malattia. I Paesi Occidentali poi non necessiterebbero di vaccinazioni di
massa, in Italia sono obbligatori vaccini per patologie scomparse da tempo,
come difterite e poliomielite o rarissime come haemophilus influenzae e
meningicocco B o innocue come varicella, parotite o rosolia pericolosa solo per
donne in gravidanza. Gli attori favorevoli a questa posizione sono molti tra
questi scienziati, 120 medici e pediatri firmatari di una lettera indirizzata a
fine novembre 2015 a Gualtiero Ricciardi presidente dell’Istituto Superiore di
Sanità, sociologhi, giuristi e avvocati.
- Posizione “no-vax” radicalmente contraria a qualunque tipo di vaccino e rappresenta una piccola minoranza.
Le nove posizioni dimostrano una ricchezza di ragionamenti che non possono essere trascurati e sottaciuti. Ogni genitore ha il diritto di essere informato e prendere con coscienza una decisione. Catalogare come “no-vax” e definire ignoranti persone che chiedono maggiore trasparenza e certezza sull’innocuità dei vaccini forse non è l’atteggiamento eticamente più corretto.