A proposito di educazione

A proposito di educazione

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Speciale Pubblicazione Rudolf Steiner

Come sappiamo, il termine “educare”, significa trarre fuori, far emergere le potenzialità latenti nel bambino, ma, affinché questo sia realizzabile, una buona pedagogia deve operare in modo da favorire la crescita di tutte le forze dell’essere umano: forze fisiche, vitali e interiori. Nel fanciullo non va promossa una attività intellettuale, ma una vita di sentimento. Va attivata una partecipazione della sfera del sentimento.

Va costantemente attivata nel fanciullo, non un apprendimento che coinvolge l’intelletto ma, una partecipazione della sfera sentimentale, ovvero un interessamento del cuore. E questo lo rendiamo possibile se educhiamo con arte. Possiamo leggere in Steiner come: “Più nella nostra scienza oggettiva si vuole evitare tutto ciò che è artistico, e più si allontana l’uomo dalla conoscenza di se stesso.

Tramite i microscopi e le altre apparecchiature abbiamo appreso un’enorme quantità di cose, ma questo non ci porta più vicini al corpo eterico dell’uomo, anzi, ce ne allontana. Alla fine perdiamo di vista la strada che ci condurrebbe a ciò di cui abbiamo massimamente bisogno per comprendere l’uomo” (prima conferenza).

Sempre nella conferenza dell’11 ottobre 1922, a Stoccarda, apprendiamo come il maestro insegnava nel Medioevo preparando l’allievo con lo studio delle “sette arti liberali”:

Arti del Trivio

  • grammatica
  • retorica
  • dialettica.

Arti del Quadrivio

  • aritmetica
  • geometria
  • astronomia
  • musica.

L’educatore prima di procedere all’insegnamento del Quadrivio, ovvero del “sapere”, doveva risultare capace e degno della fiducia da parte del fanciullo, in quanto artista dell’oratoria, della maestria del pensare, così da sprigionare bellezza nel discorso.

Da questo vediamo l’importanza dell’“essere” del maestro e di ciò che sa “fare” e come. Oggi sembra sia sufficiente applicare una didattica che inchioda il ragazzo ore ed ore su una sedia, per poi farlo studiare per interrogarlo e se non risponde come ci si aspetta dall’insegnante, subito un voto negativo.

È raro che un educatore si chieda: “Forse non sono stato sufficientemente capace di raccontargli la bellezza di quest’argomento, di infondergli entusiasmo per questa materia?”.

Trovo che non sarebbe male riflettere su quest’atteggiamento interiore tanto d’arrivar a capire quanto i giovani con la loro freschezza ed idealità possano risultare per noi adulti uno stimolo allo svecchiamento.

Se li imbottiamo di ragionamenti, moralismi senza far pensare il loro cuore quando saranno grandi, come possiamo ritenerci “membri della vita?”.

Educare alla libertà presuppone che ne abbiamo compreso il significato di tale forza morale, ma se ignoriamo la realtà dell’essere umano che è costituito di un organismo sensibile e sovrasensibile, ci preoccuperemo solo di quello che ne percepiamo, trascurando e vanificando quella potenzialità che ci rende “Uomo”.

E “Uomo” possiamo diventarlo se ci esercitiamo in un’“attività interiore” grazie anche ad una sana educazione che non intellettualizza ma agisce per conquistare una coscienza che sia oggettiva e morale al tempo stesso: un pensare e un agire entrambi copiosi di volontà.

Quest’“attività interiore” non sono i concetti scaturiti dal Mondo esterno come conseguenza della percezione sensoriale, ma è la forza della vita dell’anima che risvegliandosi inizia a vedere un nuovo linguaggio: la “Transustanziazione”. Visto che siamo nel periodo pasquale vediamo come questa rinascita interiore non sia prevedibile in ognuno di noi – per questo abbiamo una data mobile della Pasqua – mentre la nascita esteriore è nota – il Natale è fissato sempre nello stesso giorno.

Da questo possiamo capire che la celebrazione delle Festività dell’anno erano un modo cultuale in cui gli esseri umani mantenevano un (ri)legame col Mondo spirituale (religione).

In questi riti si rappresentava quello che nelle “Scuole dei Misteri” viveva l’allievo quando si addentrava nella conoscenza di sé e del Cosmo.

Abbiamo tre grandi figure divine in diverse religioni che si riconducono sempre a Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Padre si può vedere come il Natale della natura corporea dell’uomo.

Il Figlio che muore e risorge (Pasqua), come l’anima dell’essere umano che si eleva sopra ciò che è terrestre. Lo Spirito Santo (Pentecoste) come azione dell’uomo che ha interiorizzato ed individualizzato l’impulso del Logos immesso nell’umanità e nel Cosmo, così che ogni essere umano possa diventare un “profeta”.

La celebrazione della festività che segue la Pasqua, la Pentecoste, è quasi ignorata dalla maggior parte delle persone. Ed è proprio un peccato, in quanto è la Festa dell’avvenire che si era manifesta nell’immagine di “lingue di fuoco” sugli Apostoli – simbolo dell’umanità –, così che ogni anima umana individualizzata, diffonda il Verbo Cosmico. Possiamo vedere anche una successione temporale dell’evoluzione umana quale “passato, presente e futuro” in queste tre festività come un’educazione al Mondo, un’esperienza del Mondo ed un’attualizzazione nel Mondo futuro, di quanto si è sviluppato nell’anima umana, diventando affine all’Essere della Libertà, che ha “camminato in mezzo a noi”.

Per questo un’educazione che ci rende liberi può solo essere insegnata da individui che si rendono “maestri”, che vivono ed intessono di ideali la loro interiorità tanto da esprimerla in ogni parola e gesto così che il giovane, dopo esser nutrito della ricchezza e della bellezza di quanto abbiamo intorno, aneli alla conoscenza, alla verità di questa bellezza. Allora inizierà ad addentrarsi nella vita come un Ulisse, ovvero l’anima umana in divenire che emancipandosi prima dalla conduzione divina (Eden) e poi da quella del sangue (Edipo) cerca la propria strada per tornare a casa (Itaca), nella “teca dell’IO”, cioè il corpo fisico quale scrigno dello spirito umano individuale.

È la presa di coscienza di essere stato creato, come uomo, ad immagine della divinità, differenziandosi dagli altri: ognuno con talenti propri e unici al servizio della vitalità dell’organismo dell’umanità, ovvero del “Corpo Mistico” del Cristo.

Questa consapevolezza ci rende liberi ma in comune unione con gli altri, portandoci a vivere come spiriti umani tali da riprendere il compito assegnatoci dalla divinità: l’uomo come reggente della Terra, così come gli altri pianeti hanno i propri reggenti in Esseri spirituali. Lo sono di Saturno, del Sole e della Luna.

L’umanità, immergendosi sempre più nella dimensione materiale del corporeo, ha fatto della sua anima l’ancella del corpo e, nella sua corsa sfrenata al soddisfacimento delle sue brame e dei suoi istinti, ha completamente dimenticato la propria missione: divenire la quarta gerarchia del cosmo. Questo rende comprensibile come mai nel corso della storia la Terra avesse una posizione centrale nel cosmo (concezione tolemaica) e poi, evolutivamente, abbia assunto una posizione periferica: la concezione copernicana ha esautorato la Terra dal suo ruolo centrale e ha posto al centro il Sole che vede percettibilmente. In effetti gli Esseri solari hanno assunto vicariamente il ruolo di reggenza della Terra finché l’uomo non sarà maturo per questo sublime compito. Ecco che il Logos, per volontà propria, “divenne carne” 2000 anni fa e come il grande pedagogo e terapeuta dell’anima umana ha conferito ad ogni essere umano le forze per riprendere il cammino smarrito e oscurato dalle forze del drago.

Il drago è la controforza necessaria perché l’uomo possa evolvere in libertà, ma è una forza disumana, è l’ostacolo che lavora indefessamente a che l’umanità disfi la sua facoltà in germe di cogliere la luce e il calore del mondo spirituale.

Si manifesta ineluttabilmente quale divinità del nostro tempo che possiede la scienza tradizionale ed il suo braccio destro micidiale meccanizzato, la “tecnica”.

La Terra, però, è il nostro campo di lavoro, perfetto nei suoi fondamenti: solo qui possiamo concretizzare le nostre forze nella piena gratitudine per ciò che abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere. E ognuno è sempre accompagnato dal proprio Angelo che, senza imporre nulla, come un grande pedagogo, porge le occasioni migliori per il cammino e la crescita individuale. Ciò che mi è possibile fare mi riguarda e sono chiamato farlo, ciò che non mi è possibile fare, non mi riguarda. Possibile è sempre ciò che rende fattibile la trasformazione della mia interiorità (anima), con amore per me stesso e per gli altri, diventando tanto autonomo nel mio pensare, quanto amante nelle azioni che decido di compiere. Ogni educatore che agisca animato da questi principi crescerà bambini sani in tutti i sensi.

“Chi non muore prima di morire, va in rovina quando muore”.

(J. Böhme)

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