Dentro la mente di un pugile

Dentro la mente di un pugile

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Porsi degli obiettivi per migliorare costantemente

Con Luca Rigoldi, in questo e nei prossimi numeri di Salute Plus, approfondiremo alcuni aspetti dello sport e del pugilato. Quest’oggi Luca ci ha raccontato quanto la mente influisca sulle prestazioni sportive di un’atleta professionista e di come si debba lavorare quotidianamente per migliorare la propria concentrazione sul ring e fuori.

 

Buongiorno Luca, ti ringraziamo per la disponibilità. In queste ultime settimane è arrivata davvero una bella notizia per il mondo del pugilato italiano. Vuoi raccontarla tu stesso ai nostri lettori?

Innanzitutto, vi ringrazio per quest’opportunità e spero di offrire spunti interessanti al pubblico di Salute Plus. Certamente posso raccontarvi l’ultima news: la Promo Boxe Italia organizzerà in Italia la sfida europea tra me e lo spagnolo Christian Rodriguez. È davvero una bella soddisfazione e siamo orgogliosi di poter organizzare un evento di questo calibro. Ora sto lavorando, insieme al mio manager per capire in quale location si svolgerà. Sicuramente il mio desiderio è quello di portare l’evento in Veneto, dove potremmo avere un risultato mediatico ed un riscontro molto alto da parte di tutti i sostenitori. 

Qual è il ruolo della mente nello sport in generale e nella boxe?

Come dicono tutti gli atleti e le tutte persone che ne hanno compreso la sua importanza, praticare sport aiuta dal punto di vista mentale ad essere più disciplinati, motivati, ad avere una maggiore consapevolezza di sé e ad affrontare tutte le problematiche che la vita tutti i giorni ci pone nel percorso di vita. Tutto questo è indubbio e ci sono migliaia di studi che lo confermano.

Nel momento in cui parliamo di attività sportiva, intesa come attività professionale, ogni atleta professionista sa quanto sia difficile praticare in maniera continuativa un’attività, impegnarsi, restare concentrati e non perdere le motivazioni quando si va ad affrontare l’impegno sportivo.

Sono convinto che lo sport sia una metafora di vita. Lo sport ha una componente altissima di tutti gli aspetti di vita quotidiani, degli imprevisti, delle situazioni difficili e delle situazioni in cui è necessario un impegno costante guidato da una incredibile forza di volontà. Prima di iniziare quest’attività bisogna capire quali sono gli aspetti fisici e mentali, ciò che si è disposti a sacrificare.

 

Come si affronta un incontro di boxe a livello mentale?

A livello mentale, sicuramente la difficoltà c’è nel momento in cui realizzi che sei sul ring e ti giochi il tuo “essere uomo”. Inoltre, nel nostro caso è tutto particolare, in quanto non si fanno troppi eventi e quindi non c’è modo di rimediare subito alla sconfitta. Perciò, sei quasi “costretto” a portare a casa la vittoria.

Tenendo da parte l’incolumità fisica (il nostro è uno sport in cui “si fa a pugni” e perciò c’è una grossa componente di paura e di preoccupazione di farsi male seriamente), d’altro canto la più grande preoccupazione di un’atleta è quella di sfigurare, non sentirsi all’altezza o non sentirsi un vincente. Come spesso si dice, il più grande avversario da battere sei tu stesso.  Indubbiamente le sconfitte insegnano, ma in esse c’è sempre la paura di non essere abbastanza uomo. Quella paura di non essere un vincente e di conseguenza di perdere l’autostima.

Quali sono i pensieri che hai nel momento in cui sali sul ring?

Quanto detto è ciò che penso nelle settimane prima di salire sul ring. Quando sono ad un evento cerco di estraniarmi dalle difficoltà e a pensare a cose positive e anche divertenti. Appena salgo sul ring, la concentrazione è sull’avversario e su me stesso. Ripenso a tutto ciò che ho fatto milioni di volte in allenamento, ripenso a quale può essere la chiave del match e a cosa mi serve per, non dico essere vittorioso, ma per fare una buona prestazione. In questo modo non si ha l’angoscia di dover portare a casa la vittoria ma si ha semplicemente l’obiettivo di dare il massimo.

 

Cosa si può fare per migliorare questi aspetti? Come si migliora dal punto di vista mentale?

Intanto per migliorare bisogna sempre fare dei passi graduali, senza la fretta di voler raggiungere tutto subito. Spesso sento persone dirmi – “non riuscirei mai a rimanere sul ring così tanto” – capisco questo pensiero ma la verità è che non si deve raggiungere questo risultato in due giorni. Questo risultato si raggiunge assimilando tutti gli aspetti, impiegando tantissimo tempo e migliorando ogni giorno. Bisogna essere sempre attenti, concentrati ed allenarsi anche quando non ci sono date e obiettivi chiari. Sono i miglioramenti quotidiani, quelli che ti saranno utili nei futuri momenti di difficoltà. Non si può pensare di rimanere in attesa di un qualcosa e poi rimettersi a lavorare. C’è bisogno di continuità e questo ti aiuta anche a restare di più sul ring e a pensare meno ad aspetti negativi.

Tutte quelle domande del tipo: “Come andrà questa volta? Sarò all’altezza?” sono domande che, quando non hai continuità, ti portano a spegnerti, a perdere la motivazione e a complicare il tutto.

Come definisci un obiettivo?

Ho obiettivi a breve, lungo e anche a lunghissimo termine. Ci sono 3 componenti importanti: breve termine (prossimo match), lungo termine (come voglio finire la carriera da pugile) e lunghissimo termine (l’ultimo giorno della mia vita).

Sugli obiettivi a lungo termine, tutti gli sportivi devono realizzare che prima o poi dovranno smettere. Io sinceramente vorrei farlo da vincitore, non nel momento calante della mia carriera. Per questo sto costruendo il mio percorso che mi porti ad avere competenze e credibilità anche in altri settori, tanto quanto nel pugilato. Se guardo a lunghissimo termine, penso a quando dovrò fare il bilancio della mia vita e a quando mi chiederò: cosa mi ha dato grandi soddisfazioni? Cosa mi ha appagato?

Vorrei rispondere a queste domande dicendo che mi sono divertito, ho fatto tutto con passione, costruendo qualcosa di positivo per me e cercando di aiutare anche gli altri.

Come influisce il pubblico sui tuoi match? Hai notato differenze nel momento in cui hai partecipato ad incontri senza pubblico?

Senza pubblico ho fatto un solo evento ed è stato quando ho perso il titolo europeo, quindi non ho avuto grande appagamento da quell’evento. Il pubblico per me è tutto, è l’anima di questo sport, è ciò che mi sprona nelle difficoltà e ciò che mi incita quando tutto va per il meglio, è quel suono che mi aiuta a rialzarmi sempre.

Quando sei sul ring e vedi l’avversario, come si muove la mente?

Quando si affronta l’avversario sul ring, si presta attenzione a come si muove e a cosa fa. Quando si guardano dei video non si approfondisce tanto la tipologia di colpi che tira, quanto più quali sono le sue qualità fisiche, il suo ritmo e i suoi punti di forza. Tuttavia il nostro focus è su noi stessi, si lavora più sulle proprie abilità (punti di forza) e lacune (punti di debolezza).

Nel momento in cui si parte per il match, è la prima ripresa a offrire le prime risposte. Mi piace paragonare il nostro sport ad una partita a scacchi, in cui all’inizio della sfida si muovono le prime due pedine e poi si comincia a pensare a quale strategia adottare in base alla risposta dell’avversario. Un match di pugilato è come una partita a scacchi, in quanto non sai mai come l’avversario si muoverà. È per questa ragione che focalizzarsi su di lui non è un bene, perché in caso di cambiamenti puoi facilmente essere preso in controtempo e ritrovarti in difficoltà.

 

Qual è il momento più difficile o più sfidante quando sei sul ring?

Io credo che la parte più complicata di ogni match sia quella centrale. A meno che non finisci la sfida prima del limite (quindi vinci o perdi per ko), sai sempre a quante riprese sei. Anche qui, mi piace paragonare il nostro sport alla maratona dove, non guardi il tempo che stai impiegando per correre ma quanti km hai percorso.

Immagina di doverti fermare 1 minuto ogni 5km della maratona e poi ripartire… questo richiederebbe un ulteriore sforzo al tuo corpo. Nel pugilato accade la stessa cosa ad ogni ripresa, quando ogni volta sai di dover ricominciare da 0 e riprendere ciò che avevi iniziato. La verità è che è più facile tenere un ritmo piuttosto che fermarsi e perciò bisogna essere in grado di gestire questa difficoltosa situazione.

 

Biografia:

Luca Rigoldi, classe ’93 è un pugile professionista, campione italiano in carica e sfidante ufficiale al titolo UE.

Nel suo palmares ha ottenuto:

– il titolo di campione italiano nel 2016 nella categoria Supergallo.

– il titolo di campione dell’Unione Europea nel 2017 nella categoria Supergallo

– il titolo di campione europeo EBU nel 2018 e 2019 è nella categoria Supergallo.

A 28 anni ha un record professionistico di 29 match: 25 vinti (8 k.o), 2 persi e 2 pareggi. Attualmente ha intrapreso anche la carriera di formatore e sta muovendo i suoi primi passi nel mondo dell’imprenditoria.

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