Perché parlare di medicina tradizionale

Perché parlare di medicina tradizionale

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Perché é un valore riconosciuto a livello mondiale e la sua integrazione con il sistema sanitario convenzionale è una risorsa importante; non c’è un’unica risposta al benessere delle persone, per questo si deve conoscere e riconoscere cos’è la medicina tradizionale in tutte le sue eccezioni.

Oggi si parla molto di medicina complementare, alternativa, non convenzionale, integrata utilizzando questi termini come sinonimi, che in realtà non sono; oppure in modo contrapposto alla medicina scientifica, convenzionale o allopatica. Di quest’ultima tutti più o meno abbiamo un’idea, ma quando ci si riferisce alla medicina complementare, abbiamo uguale chiarezza?
Forse il problema nasce già nella definizione stessa di medicina tradizionale, in quanto non è di facile enunciazione, riguardando una realtà complessa, stratificata nei millenni, diversa a seconda delle culture, dei luoghi, dei tempi e dei contesti.

Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza per comprendere meglio la realtà a cui ci riferiamo. Il termine medicina alternativa, molto usato nel mondo anglosassone, indica quelle pratiche, che potremmo definire “olistiche”, fondate su principi diversi da quelli della medicina scientifica.
Medicina non convenzionale, invece, è una terminologia utilizzata prevalentemente in politica sanitaria per definire
tutte quelle discipline che non sono ancora chiaramente regolamentate a livello giuridico quali: l’agopuntura, l’omeopatia, la fitoterapia, l’antroposofia, l’ayurvedica, l’omotossicologia, la medicina tradizionale cinese, l’osteopatia e la chiropratica; realtà che probabilmente molti di noi hanno avuto modo di avvicinare.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si riferisce alla medicina tradizionale per definire l’insieme di conoscenze pratiche basate sulle credenze popolari ed esperienze appartenenti a differenti culture indipendentemente dalla spiegazione scientifica.

Infine con il termine medicina complementare si definiscono sostanzialmente le terapie associabili ad altri interventi ritenuti principali, come ad esempio il caso della terapia chirurgica, in cui la fitoterapia o l’agopuntura possono razionalmente affiancare la farmacoterapia. Le terapie complementari e alternative sono suddivise in grandi gruppi: i prodotti naturali (i fitoterapici e gli integratori alimentari ad esempio), le tecniche mentecorpo, le pratiche di manipolazione corporea.

Ci si accorge così che questi termini non rappresentano categorie definite e che non sempre si sovrappongono, ma nel nostro linguaggio si riferiscono in un modo o in un altro a tutte quelle pratiche e terapie che considerano l’individuo nel suo insieme e si sforzano di far sì che la guarigione sia un processo individuale.
In Italia un numero sempre maggiore di persone manifesta interesse o comunque un atteggiamento positivo nei confronti della medicina complementare, tradizionale o non convenzionale, creando una situazione di quasi antagonismo con il sistema convenzionale.
In realtà nessuno mette in dubbio le grandi conquiste ottenute dalla medicina allopatica, ed è un merito indiscusso del progresso medico-scientifico se oggi molte patologie acute, lesioni o infezioni non ci appaiono più degli eventi terribili e fatali come avveniva in passato ed è ovvio che nessuno di noi, in caso di necessità, vorrebbe rinunciare alle opportunità terapeutiche della medicina altamente “tecnologica”, ma ciò non toglie che le persone sentano la necessità di un approccio diverso al concetto stesso di benessere, malattia e cura, che tenga conto della persona a tutto tondo.

Se ci rapportiamo al resto del mondo ci accorgiamo che la situazione è molto più fluida. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rileva che per molti popoli, ancor oggi, gli unici agenti terapeutici a disposizione sono dati dalla fitoterapia e dalle pratiche alternative, stimando che circa l’80% della popolazione mondiale dipenda dalle medicine tradizionali e non dalla medicina allopatica.
Nella sua opera di massimo garante della salute della popolazione mondiale, l’OMS ha pertanto cercato di classificare queste diverse pratiche mediche e di dare delle linee guida in materia ai paesi membri della comunità internazionale, con l’aggiornamento pubblicato nel 2013 “Strategie dell’OMS per la Medicina Tradizionale. 2014- 2023” che riesamina quello relativo al 2002-2005, sulla base dei progressi raggiunti e in vista delle attuali nuove sfide che si presentano nel campo della medicina tradizionale, sia a tutela dei consumatori -pazienti, sia a tutela dei sistemi sanitari nazionali.

Si deve tenere presente che tutti i sistemi terapeutici della medicina tradizionale hanno una lunga storia, sono il risultato di conoscenze, attitudini e pratiche derivanti da teorie, credenze ed esperienze di culture differenti, a volte spiegabili, altre volte no, usate dai diversi popoli per il mantenimento della salute, per la prevenzione, diagnosi, sviluppo di trattamenti per le malattie fisiche e mentali.
Una medicina convenzionale o tradizionale in un luogo può essere alternativa per la popolazione indigena di un altro luogo; è il caso, ad esempio, dell’agopuntura che appartiene alla medicina tradizionale cinese, ma che rientra tra le medicine alternative in Occidente.

Prese singolarmente, la medicina allopatica e la medicina tradizionale, sembrano del tutto diverse fra loro, ma basta accostarvisi con un po’ più di attenzione per scoprire che l’unica differenza tra le due è che la medicina tradizionale è rimasta in gran parte ancorata alle pratiche acquisite nei secoli, mentre quella allopatica se ne è via via discostata. Entrambe hanno però radici comuni: basti pensare che l’antica medicina assiro – babilonese influenzò già 4000 a.C paesi come l’Egitto, l’India e la Cina che influenzarono, a loro volta, la medicina greca, etrusca e romana.

Le energie vitali, radice comune di entrambe le medicine, sono idee più o meno simili in merito alla natura delle cose e dell’uomo: la teoria delle energie vitali per la medicina tradizionale cinese e per la medicina indiana da un lato, la teoria dei quattro elementi (terra, aria, fuoco, acqua) e la teoria degli “umori” di Ippocrate dall’altro, anche se con nomi e sfumature varie, hanno influenzato sia la filosofia che la medicina in civiltà molto diverse e lontane tra loro, mettendo alla base di ogni cura il concetto che la salute dipende dall’equilibrio degli elementi, la malattia dalla loro disarmonia. Ognuna di esse ha poi elaborato, sulla base di questo denominatore comune, una propria dottrina sulla natura delle malattie ed i mezzi per combatterle; alcune nel tempo sono rimaste perfettamente integrate all’interno del sistema sanitario nazionale come nel caso della medicina tradizionale cinese o dell’ayurveda, solo per citare le più conosciute, altre in occidente dal XVII secolo, con l’evolversi delle conoscenze scientifiche, sono state progressivamente delegittimate a favore della medicina allopatica.

L’interesse che le medicine alternative oggi riscuotono nel mondo occidentale dipende da due fattori: da una parte l’aumentare di studi e ricerche con metodologia scientifica che ne comprovano la validità, dall’altra gli evidenti lati deboli che la medicina allopatica inizia a presentare, a causa soprattutto di una visione della malattia troppo legata alla singola manifestazione patologica, piuttosto che ad una visione d’insieme delle cause scatenanti. In questo senso va ricercata la complementarietà tra medicina convenzionale e non convenzionale; esse possono diventare alleate nell’obbiettivo comune del perseguimento del benessere fisico, mentale ed emozionale delle persone, senza estremismi e pericolosi fanatismi. Impegnandosi in una consapevole e corretta informazione sul mondo della medicina tradizionale e complementare è possibile aiutare le persone a scegliere e a farsi guidare lungo il percorso che mira allo stato di benessere, che può passare attraverso più soluzione a seconda della situazione .
Il medico e l’operatore di medicina tradizionale sono figure complementari nel concetto di salute dei giorni nostri, dove non dovrebbe esserci esclusione, ma consapevole integrazione.

Alessandra Prizzon

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