Il prezioso aiuto del papà nel travaglio

Il prezioso aiuto del papà nel travaglio

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Nel momento in cui ci si avvicina al parto, la cosa ideale per la donna sarebbe quella di poter contare sul proprio compagno per tutta la durata del percorso che l’aspetta col proprio bambino non soltanto per il trasporto da casa in ospedale per poi essere in balia degli eventi e dei luoghi che le si propongono. Ciò significa aver avuto la possibilità in gravidanza di rendere partecipe il padre agli incontri di preparazione alla nascita. Il corso preparto di coppia può essere un buon aiuto per accrescere la comunicazione della futura triade e per rendere anche il padre più consapevole di quello che è il suo ruolo specialmente nella fase delicata del travaglio, del parto e da qui per sempre.

Complice e interprete, ma capace anche di farsi da parte se necessario. Direi che proprio queste sono le parole più azzeccate per descrivere la funzione paterna in travaglio.

Il partner (così come un’amica, la sorella) può seguire la partoriente durante il travaglio, perché si tratta di una persona che conosce bene la donna, rispetta le sue esigenze e gode della sua piena fiducia. Inoltre, è necessario che sia abbastanza forte e distaccato da non lasciarsi coinvolgere dagli inevitabili momenti di stanchezza che la donna proverà ma, al contrario, sia  in grado di incoraggiarla ad andare avanti. Per questa ragione, di solito consiglio alla gestante di non farsi assistere dalla propria mamma, che si immedesimerebbe troppo nelle sue emozioni e sensazioni.

È importante che, anche il padre, qualora dovesse avere dubbi o timori di qualunque tipo non si faccia scrupoli a chiedere spiegazioni e chiarimenti all’ostetrica, anche durante lo stesso travaglio. Il suo compito, infatti, è trasmettere calma e fiducia alla partoriente e non può farlo se, a sua volta, nutre preoccupazioni.

Papà in azione

Ci sono molte cose che futuro papà o accompagnatore può fare per aiutare la partoriente durante il travaglio: massaggiarle la zona lombare per consentirle di  rilassarsi tra una contrazione e l’altra. Non occorre conoscere tecniche specifiche di massaggio: a volte sono sufficienti semplici carezze anche se questa zona, facendosi sentire in particolar modo dolente sotto contrazione richiede di essere compressa con energia perché la donna tragga effettivo beneficio.

Se il travaglio si protrae a lungo e la donna si sente priva di energie, le si può offrire una caramella o una zolletta di zucchero per permetterle di riprendersi. Le può rinfrescare il viso con una spugnetta bagnata.

Se si è allenato con la futura mamma a praticare tecniche di rilassamento e respirazione profonda, può aiutarla a eseguirle durante il travaglio.

Se lei lo desidera, può mettere un po’ di musica o usare  qualunque altro accorgimento che favorisca la sua serenità e concentrazione.

La parte più difficoltosa è individuare il come poter essere d’aiuto durante la contrazione. Il dolore è parte di questo percorso e il padre non è abituato a vedere la propria donna così sofferente; molte volte al punto tale da non riconoscerla neppure. Molte volte capita che l’esperienza vissuta dal punto di vista paterno si associ alla parola impotenza; impotenza nel riuscire a togliere almeno un quarto del dolore che si conosce attraverso l’assistenza alla propria compagna in questa fase.  In quel momento, la donna ha bisogno di concentrarsi su se stessa e su ciò che sta vivendo. Non ha voglia di parlare, tutt’al più mantiene  il contatto con chi la assiste attraverso lo sguardo. L’accompagnatore deve sapersi ritirare in silenzio e non interferire. Oppure, d’accordo con la partoriente, può mettere in atto un piccolo rito associato alla contrazione. Per esempio, ripetere la frase “una in meno”, per ricordarle che la meta della nascita del bimbo si avvicina a ogni istante. Una presenza attenta e silenziosa.

Chi assiste la futura mamma ha il ruolo di complice e di mediatore: deve fare in modo che le richieste della donna vengano ascoltate e, se possibile, esaudite dal personale della struttura. Al tempo stesso, però, deve conoscere i propri limiti e non imporre mai il proprio intervento alla futura mamma. Così, per esempio, se la donna che aveva chiesto un massaggio cambia idea e non vuole più essere toccata, chi assiste deve farsi indietro senza insistere. Deve anche saper accettare improvvisi malumori e momenti di rabbia o frustrazione senza offendersi o scoraggiarsi. In alcuni casi, deve limitarsi a non fare nulla, sapendo che la sua sola presenza silenziosa è già di aiuto e di conforto.

Cosa sarebbe meglio evitare

  • Essere palesemente annoiato: il travaglio dura intere ore e tutto quello che il papà può fare è aspettare e tenersi pronto per il lieto evento. Dopo un po’ l’eccitazione cala ma questo non è un buon motivo per spazientirsi, guardare l’orologio in continuazione o sbuffare. Caffè e passeggiata lungo i corridoi sono gli unici “passatempi” permessi.
  • Sentirsi tanto male da scappare fuori dalla sala parto o svenire: i papà devono aver ben chiaro in mente a cosa vanno incontro durante questa esperienza, cosa si vedrà e cosa occorre fare. Per questo è necessario che i futuri genitori ne parlino con calma e sincerità durante i nove mesi di gravidanza. Le ostetriche e i medici devono potersi concentrare solo su un paziente: la donna partoriente.
  • Rinunciare ad entrare in sala parto all’ultimo minuto: eh no, proprio non si fa. Le donne già odiano aspettare o essere scaricate appena prima di un appuntamento, figuriamoci in questo caso. Avete avuto nove mesi per pensarci ed informarvi su quello che succede alla psiche e al corpo della vostra amata durante il parto. Tirarsi indietro all’ultimo potrebbe lasciare la partner in un profondo stato di depressione ed ansia, aumentando la probabilità che ci sia qualche complicazione durante la nascita di vostro figlio.
  • Mettere fretta alla mamma: errore simile al precedente, rimproverare la vostra compagna perché non riesce a spingere quando i medici le dicono di farlo è inutile e irritante. Questo è il momento in cui invece dovete incoraggiarla, farle sentire la vostra vicinanza e quindi la vostra protezione: qualsiasi cosa accadrà, voi sarete li con lei fino alla fine. E dopo.
  • Chiacchierare tranquillamente con l’ostetrica: l’attenzione dovrebbe essere concentrata sempre sulla futura mamma, è lei che ha bisogno di tutto il sostegno possibile. Inoltre fare l’esperto, il “sapientone”, in un’occasione del genere non può essere che controproducente. L’équipe medica sa cosa sta facendo, è il suo lavoro. La vostra occupazione dovrebbe essere solo quella di tranquillizzare, per quanto si può, la partoriente. Smanettare con gli smartphone: la nostra epoca è dominata dalla tecnologia, ma la nascita di un figlio è una delle poche emozioni autentiche, da vivere appieno, che ci sono rimaste. Quindi invece che cinguettare sulla rete, cercate di trasmettere alla vostra compagna tutto l’amore e la sicurezza che potete.
  • Fare battutine inutili: il momento è delicatissimo, la vostra partner sta provando un dolore necessario che scatena in lei reazioni involontarie che magari non vi sareste mai aspettati.

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