Mangiare con i 5 sensi

Mangiare con i 5 sensi

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Intervista esclusiva alla dottoressa Sabine Eck

Alcuni dei nostri ricordi sono evocati da immagini, altri da un odore, altri ancora da un sapore. Il più delle volte diamo per scontati i cinque sensi e non poniamo attenzione su come questi  influiscano sulle nostre emozioni.
L’alimentazione è fortemente legata ai 5 sensi, sin dai primi giorni di vita sono la vista e ancor più l’olfatto, il tatto, il gusto e l’udito guidano il neonato verso la fonte del suo benessere e della sua sopravvivenza: il seno materno.
L’alimentazione, già agli esordi della vita, non è mai solo gusto, ma è tutto un insieme di sensazioni. Queste sensazioni con l’età adulta tendono ad essere dimenticate associando il piacere del cibo solo al gusto. Abbiamo il piacere di approfondire l’alimentazione dei 5 sensi con la dottoressa Sabine Eck.

Cosa si intende per alimentazione dei 5 sensi?
Alimentazione, intesa come nutrizione dovrebbe sempre essere intesa come la somma dell’apprendimento dei nostri 5 sensi. Immaginate di vivere in un luogo quasi buio, in una stanza senza oggetti, senza alcun rumore, sterilizzato al punto da non sentire nessun odore o profumo, senza alcun contatto con altri esseri umani… Potreste mangiare anche del cibo buono e di qualità… ma soffrireste di una forte mancanza della luce solare, delle superfici da toccare, degli odori da conoscere e da riconoscere… e ovviamente della condivisione con amici e parenti nel momento sacro del pasto.
Sì, “sacro” – qui inteso nel senso umile del termine – dovrebbe essere il momento del pasto: esso infatti rinnova la polifonia dei nostri 5 sensi, abbiamo l’occasione di soddisfare la nostra innata fame di vita ed è un rituale utile e indispensabile per poter stimolare, rigenerare e modulare il nostro miracoloso corpo fisico e non solo.
Ricordiamoci che “essere umano” significa innanzi tutto sentire l’humus, cioè la terra e i suoi frutti.

E come abbiamo ormai ridotto questo “sacro fare”?… oppure se preferite chiamarlo questo “godere sensioriale”?
Ebbene, lo abbiamo intellettualizzato, lo abbiamo reso scienza nuda e spesso asettica, contando le calorie, la massa magra e grassa,… ci abbiamo appiccicato modelli idealizzati e standardizzati.
L’utente “impara” a memoria, ma non viene istruito al PROPRIO SENTIRE, allo sperimentare, all’ascolto del proprio corpo animale, dotato di istinti innati per vivere e sopravvivere.
La cultura dell’apprendimento (=prendere per mano) graduale dei viveri è da tempo sepolto sotto tabelle, certificati, linee guide e via immaginando.
Con questa “critica” non intendo ovviamente negare la necessità dello studio razionale dei cibi…, bensì la razionalità dovrebbe essere complementare all’esperienza sensoriale propria e non proposta come alternativa.


Pensate a un bambino che cresce in campagna e segue la nonna nell’orto a conoscere i frutti della stagione, che vede le patate e magari le dissotterra con le sue stesse manine,… oppure immaginate
quel bimbo seduto su un ramo basso di un albero di albicocche sostenuto dal nonno mentre si “sbaffa” in bocca un’albicocca matura e succulenta … Qui parliamo di imprinting: tutti i sensi sono coinvolti a memorizzare l’esperienza. La stessa cosa succede se una mamma allatta davanti alla TV: siccome la suzione è un godimento, il rumore del televisore acceso diventa il “testimone” di tale goduria… e ahimé da grandi si cerca la televisione proprio per “tornare un po’ sulla beatitudine del seno”.

Molti di voi ricordano la sigla musicale di Carosello, memoria di momenti di condivisione famigliare e magari di qualche bacio, dei biscotti della nonna, e via immaginando. L’imprinting è una
cosa molto seria e conviene conoscere queste leggi per poterle poi applicare con intelligenza.

Può descriverci come viene coinvolto ciascuno dei 5 sensi quando mangiamo e perché è importante?
Sezionare ogni singolo senso non ha molto significato sul lato pratico: basta sapere che i nostri sensi sono sempre co-presenti, non si può “spegnere” un senso; chiaramente posso chiudere gli occhi per sentire e assaporare meglio, e sono giochi utilissimi per concentrarsi in maniera mirata per esempio su una fragranza, come fanno del resto i sommeliers. Ma pensate per esempio a un bambino che mangia una cosa sana e buona a tavola, ma i genitori litigano spesso o facilmente: il bimbo apprenderà l’associazione cibo+stress uditivo, quindi il bambino non starà volentieri a tavola, o ingurgiterà tutto pur di alzarsi presto da tavola, oppure da grande mangerà sul divano ascoltando musica. Altra cosa se state a tavola in compagnia allegra, il cibo è disposto a mò di picnic e tutti si servono da soli o assaggiano dal piatto dell’altro: questo produce una memoria positiva, allegra, piacevole…,quindi da ripetere spesso e volentieri!

Cos’è la sazietà sensoriale?
Direi quando tutti i sensi sono soddisfatti: la vista ha osservato dei colori invitanti, ha ammirato la tavola con il cibo ben disposto. Il tatto ha elaborato la superficie di una verdura cruda, ha sperimentato l’olio nella sua particolare consistenza, ha appreso il peso di una ciotola di porcellana da spostare, la leggerezza di un cucchiaino di legno, abbiamo leccato il dito con la marmellata…. A noi sembra tutto scontato, ma non lo è affatto! Il bambino apprende (prende in mano) proprio tutto attraverso i suoi sensi, sempre affamati di esperienza.
L’olfatto serve spesso per annusare un cibo nuovo prima di assaggiarlo (proprio come fanno gli animali)… e l’orecchio memorizza sempre l’ambiente circostante… Se da bambini mangiavate in allegria a tavola e nelle vicinanze passava un trenino ogni 15 minuti…, il rumore del trenino vi farà ricordare per sempre certe emozioni.

Ha qualche consiglio per le mamme?
Il consiglio deriva dritto da quello che ho spiegato prima. Quando siete a tavola col bambino alle prime armi col cibo, mangiate e gustatevi anche voi qualcosa di buono, magari un piccolo pinzimonio da condividere con curiosità. State lì con la testa, siate presenti, senza evadere con i pensieri: sono momenti unici, i bimbi crescono velocemente, ma le radici di quei momenti ci saranno per sempre.
Se avete già problemi a tavola (causa svezzamento stressante o altri errori gravi, tipo TV sempre accesa, confusione e stress a tavola)… allora provate a decontestualizzare. Fate il picnic in casa,
a terra su una bella coperta, invitando magari un paio di amici simpatici o altre mamme/papà con bimbi. Condividere un picnic mette allegria a tutti. Oppure cambiate postazione a tavola ogni volta (magari sorteggiando), fate decorare la tavola dai bambini più grandi (tovaglioli allegri, animaletti della fattoria, fiori, gingilli vari): tutto questo per uscire dal vecchio contesto abitudinario stressante.
Ci si può a volte anche sedere sul divano in due con un bel vassoio sulle ginocchia e qualche cibo appetitoso da condividere come se fossimo in treno o sotto l’ombrellone. I bambini adorano queste novità… e saranno più predisposti.
Nessuna soluzione invece sono la TV, gli I’Pad e i giochini elettronici vari… Anzi, saranno proprio la base di errati comportamenti da grandi, come ben si vede ormai un po’ ovunque…

Sabine Eck si definisce “medico curioso” (titolo ufficiale: Medico Chirurgo), appassionata ricercatrice ed esperta di medicina naturale, lavora da oltre 20 anni come libera professionista in Emilia Romagna. Svolge regolare attività di conferenze e seminari in tutta Italia per il pubblico e per i professionisti interessati alla logica della medicina naturale. È docente alla Scuola di Naturopatia presso il Centro Natura a Bologna.

Vanta una ultradecennale collaborazione con l’associazione “Il Nido” di Bologna – casa maternità e associazione di promozione della fisiologia del parto, dell’allattamento e del benessere naturale della mamma, del bambino e della famiglia. È socio fondatore del progetto sociale Cooperativa le Ali: Parco Cavaioni rinasce per Bologna; Cà-Shin apre le porte nel giugno 2011. È autrice del libro Il Sale fa bene: salute, sapere, saggezze, storia e storie sul vero sale marino naturale (Edizioni Andromeda, 2010)

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