Corvelva: l’impegno per la libera scelta sui vaccini

Corvelva: l’impegno per la libera scelta sui vaccini

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Intervista a Ferdinando Donolato

Oggi, ricordandovi che è uscito il nuovo numero autunnale di Salute Plus, vi riproponiamo l’intervista uscita sul numero di luglio con Ferdinando Donolato, Presidente di Corvelva, un’associazione che aiuta ogni giorno a vivere in un mondo più etico. L’associazione Corvelva (acronimo di Coordinamento Regionale Veneto per la Libertà delle Vaccinazioni), nasce nel 1993 e pone come suo principio la libera scelta delle vaccinazioni. In questi anni ha gestito attivamente l’obiezione vaccinale in merito all’aspetto scolastico, del Tribunale dei Minori e sanzionatorio ottenendo ottimi risultati. Con il suo presidente abbiamo parlato delle sfide vinte in questi anni e dei nuovi orizzonti di questo percorso.

Come nasce il tuo impegno nei confronti della libertà di scelta terapeutica?

Nasce da una cosa molto semplice e fondamentale. La mia salute ad un certo punto della mia vita ha iniziato a vacillare, salute che sono riuscito a ritrovare non grazie alla medicina ufficiale ma a dei medici che facevano medicina complementare. Grazie a delle erbe, all’uso di acqua e fango (in pratica della naturopatia), ho scoperto anche il mondo vaccinale, che per me era dipinto come un successo meraviglioso. Ma ho presto capito che non era così.

Per questo ho deciso di non vaccinare i miei figli, che ora hanno 22 e 24 anni. Negli anni ’90 era molto più difficile liberarsi dall’obbligo delle vaccinazioni, anche se dall’altro lato gli obblighi erano molto inferiori. Come sono entrato in questo mondo, ho conosciuto Corvelvae poco dopo il mio ingresso al suo interno mi sono visto “rifilare” la carica di presidente. Sinceramente è stata un po’ una botta perché fare il presidente è una cosa molto seria. Ma i fondatori di Corvelva, che mi hanno assegnato questa carica, lavoravano ormai da anni ed erano veramente stanchi.

Da subito ho cercato di fare informazione: non sentire solo una campana ma sentirle tutte e due, e dare spunto alle persone per leggere, approfondire, studiare. Noi di Corvelva non siamo contro la medicina, siamo per la scelta libera ed informata della gente.

Parallelamente, come associazione, stiamo cercando di portare avanti anche un altro lavoro: quello di ripresentare, come facevano i medici di una volta, come curare le varie malattie. Prima vengono i rimedi naturali, poi, se ve ne fosse la necessità, ovviamente bisogna ricorrere al medico. Non dico che dobbiamo riprendere in mano la situazione ed essere i nostri stessi medici, ma sapere qualcosa in più è importante.

Siete partiti negli anni ’90: eravate in pochi e sicuramente le difficoltà erano tante. Successivamente in Veneto abbiamo vissuto 10 anni di libertà di scelta, soprattutto dal punto di vista vaccinale, che hanno portato forse anche ad un minor interesse dei veneti all’argomento. In questi ultimi anni c’è stata un’altissima richiesta di associarsi a Corvelva. Come vedi il futuro di questo percorso?

Sinceramente credo che l’attacco nei nostri confronti convenga meno di tutti all’industria farmaceutica. Questo attacco sta portando la gente ad informarsi, e sta mettendo in cattiva luce la grossa farmo-industria. Essa non vuole l’attacco duro, ma vuole le cose soft. Questa spinta di informazione sugli argomenti legati alla salute crea problemi a loro, non a noi.

Noi abbiamo reagito facendo quello che non aveva fatto lo Stato: in base alla famosa Commissione sull’uranio impoverito lo Stato avrebbe dovuto prendere delle contro-misure sui vaccini, analizzandoli, ma non l’ha fatto. Noi di Corvelva abbiamo quindi preso l’iniziativa, con una differenza: noi abbiamo pubblicato immediatamente i risultati delle analisi. Ci siamo avvalsi di laboratori riconosciuti e certificati. I risultati dovrebbero uscire prossimamente, e daranno sicuramente fastidio.

I politici partono dal presupposto che la gente non si informi: non è così. La gente cerca altre informazioni, e noi ci diamo da fare perché quest’informazione arrivi. Naturalmente stiamo parlando di una porzione della popolazione, circa il 40%. Di strada da fare ce n’è ancora molta, ma facciamo comunque del nostro meglio, anche perché l’argomento è davvero delicato.

Tantissime mamme che leggono Salute Plus ed hanno avuto recentemente dei bambini si stanno avvicinando a questi temi e sono terrorizzate, non sanno cosa fare. Cosa consiglieresti loro?

Semplicemente una cosa: leggete. Cominciate dalle informazioni pubblicate dalle autorità, guardate le statistiche dell’andamento delle malattie. Scoprirete l’acqua calda: i vaccini sono stati inventati quando la malattia era in crollo per conto suo del 90% come diffusione e come mortalità.

Informatevi su come sono fatti i vaccini e cosa contengono, leggitete poi le nostre analisi e tirate le conclusioni.

Voi siete nati per aiutare soprattutto i danneggiati da vaccino, giusto?

Sì, seguivamo i danneggiati e seguivamo anche chi non voleva vaccinare. Per i danneggiati qui apriamo una parentesi vergognosa. Prendiamo il morbillo: il vaccino per il morbillo uccide, ed eccone un esempio. Padova, un po’ di anni fa: fanno il vaccino ad un bimbo, figlio di due infermieri. Il bambino dopo 14 giorni di vita muore. Il magistrato ordina la perizia e il Ministero della Salute risponde che il bimbo è morto per meningite. La famiglia, nel frattempo, ci contatta e noi mandiamo il nostro medico legale e il nostro avvocato. Il medico legale, Dario Miedico, chiede al Ministero di sapere il ceppo della meningite. Dalle controanalisi è emerso che il virus iniettato ha danneggiato irrimediabilmente il cervello e i polmoni. Questo è un esempio, ma ce ne potrebbero essere tanti altri.

Dobbiamo chiederci una cosa molto semplice: ma come stanno i bimbi adesso? 1 bambino su 350 è diabetico e insulina-dipendente. Se andiamo a vedere negli Stati Uniti 1 bambino su 36 è autistico, e la previsione per il 2035 è che il rapporto cresca fino a 1 ogni 2. Informarsi prima di vaccinare il proprio bimbo è quantomai importante.

Le reazioni avverse: come sono monitorate in Veneto?

Grazie al nostro lavoro nel territorio, siamo arrivati ad una percentuale di segnalazione di reazioni avverse di 1 ogni 10. A tal proposito, nel 2013 nella regione Veneto è stato fatto un progetto per la segnalazione da parte dei pediatri di qualsiasi tipo di reazione avversa. A seguito di questa indagine in regione vengono segnalate oltre 5 mila reazioni avverse. La cosa interessante da notare è che l’anno successivo il progetto non è stato rinnovato, e le segnalazioni da oltre 5 mila sono crollate a 1300. Per cui mi domando: ma le segnalazioni vengono fatte solo se ho un progetto dietro? Lascio ai lettori la risposta.

La cosa peggiore in questo quadro è però un’altra: il comune cittadino non sa quali sono le reazioni avverse che crea il vaccino.

E quali sono?

Vanno dall’allergia alla paralisi, passando per i danni cerebrali, alla vista all’udito. Nella maggior parte dei casi i bambini nascono sani, anche se c’è un aumento dei bambini che nascono con disabilità. Ma poi si ammalano. Come mai? Perché non si fa un’indagine epidemiologica tra i bambini vaccinati e quelli non vaccinati? Sono anni che noi di Corvelva lo chiediamo, e ci viene risposto che eticamente non si può fare. Una presa in giro. Se quest’analisi venisse condotta, emergerebbe che i bambini non vaccinati stanno molto meglio degli altri e il 90% di loro non ha allergie. La libertà di scelta vaccinale, per assurdo, rappresenterebbe anche una diminuzione della spesa pubblica. A noi comunque, più della spesa pubblica, interessa lenire le sofferenze e il disagio di chi è colpito dagli effetti collaterali dei vaccini.

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