Io mi curo con l’omeopatia

Io mi curo con l’omeopatia

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Intervista al Medico Chirurgo, Omeopata Unicista Michele De Lazzari

Recenti indagini statistiche dimostrano come a livello mondiale l’utilizzo delle cure omeopatiche sia in crescente aumento. Secondo l’OMS l’omeopatia è diffusa in 80 Paesi del mondo ed utilizzata da 600 milioni le persone, più di 100 milioni solo in Europa. In Italia secondo un recente sondaggio EMG Acqua 2016, si affida con regolarità alle cure omeopatiche il 4,5% della popolazione, tradotto in unità 2 milioni e 700 mila persone. Mentre più del 20% utilizza medicinali omeopatici almeno una volta l’anno. Gli italiani si posizionano quindi tra i maggiori fruitori europei, dopo Francia e Germania. Tra gli utilizzatori di rimedi omeopatici il 17% li considera scelta medica esclusiva, il 73,5% li associa a farmaci convenzionali.

Sempre un maggior numero di genitori affidano anche i propri figli alle cure omeopatiche, soprattutto per curare malattia acute recidivanti alle vie respiratorie.
Ma se è vero che ormai di omeopatia se ne parla spesso, è altrettanto vero che talvolta viene trattata con superficialità, riconducendola al semplice medicinale a base di erbe proposto in farmacia. Un grave errore.

Oggi abbiamo il piacere di intervistare Michele De Lazzari, Medico Chirurgo, Omeopata Unicista, insieme a lui diamo una definizione corretta di omeopatia e rispondiamo alle vostre domande arrivate qui in redazione.

Dott. De Lazzari cos’è l’omeopatia?

L’omeopatia è definita la “Medicina dei simili” è nata agli inizi del XIX secolo grazie al medico tedesco Samuel Hahnemann fondata sul principio di Ippocrate “il simile cura il simile”, in quanto una malattia può essere guarita utilizzando piccole dosi di quella sostanza che, somministrata ripetutamente in un individuo sano, è in grado di provocare sintomi simili a quelli da curare.
Fa parte della grande famiglia delle medicine olistiche, si basa sul rispetto dell’essere umano nella sua naturale ed indivisibile complessità di psiche e corpo, leggendo la malattia come uno squilibrio generale della persona che investe l’individuo nella sua totalità.

Può spiegarci in maniera più chiara il principio di similitudine?

Certamente, prendiamo ad esempio il caffè, sappiamo bene che, se bevuto in grandi quantità, provoca insonnia, tachicardia, agitazione, bruciore di stomaco… Bene, una preparazione omeopatica di caffè (Coffea arabica) è in grado di curare un paziente che soffre di insonnia, tachicardia, acidità di stomaco simili a quelle provocate da una tazza di caffè.
In pratica sostanze provenienti dal mondo vegetale, animale o minerale vengono sottoposte ad un processo di diluizione e succussione, il rimedio ottenuto mantiene l’informazione della sostanza di partenza, senza portar con sé l’effetto tossico indesiderato ed è così in grado di curare i disturbi che la stessa sostanza provoca a dosaggi alti.

Che differenze ci sono con l’allopatia (le medicina che utilizza i farmaci)? Omeopatia e allopatia sono compatibili?

L’allopatia è un sistema terapeutico capace di curare porzioni di un organismo malato attraverso l’azione antagonista dei farmaci, cura il sintomo, procura sollievo ma non elimina la malattia. In alcuni casi provoca anche effetti collaterali.
L’omeopatia non si sofferma al sintomo ma mira ad eliminarne la causa. Stimolando l’autoregolazione e l’autoguarigione dell’organismo.
Le due metodiche terapeutiche sono compatibili, mi preme sottolineare che l’omeopatia non si pone come medicina alternativa, si definisce complementare proprio perché può essere associata a cure allopatiche.
Molti pazienti si sono rivolti a me per tentare di ridurre i farmaci che assumono, in questi casi le due terapie convivono beneficiando l’una dell’altra.
In altri casi il problema che mi viene presentato può risolversi con il solo utilizzo dell’omeopatia. Nella mia esperienza posso dire che 7 volte su 10 è così.

Molti confondono Omeopatia e Fitoterapia, qual è la differenza?

Chiariamo subito non sono la stessa cosa. La Fitoterapia utilizza elementi vegetali che vanno ad agire nello stesso modo dei farmaci allopatici. Per spiegare le differenze con l’omeopatia, porto l’esempio della camomilla, da questa pianta deriva sia l’infuso (fitoterapia) sia il rimedio omeopatico. L’infuso però porta con sé il principio attivo della pianta, mentre nel rimedio omeopatico la tintura madre viene infinitamente diluita e potenziata mediante dinamizzazione. Paradossalmente più viene diluita e
dinamizzata la sostanza più aumenta la potenza omeopatica. Anche in questo caso poi l’omeopatia non ha gli effetti collaterali che possono manifestarsi ad esempio in caso di allergia ad un principio attivo.

Che differenza c’è tra omeopatia unicista, pluralista e complessivista?

Sono approcci differenti alla stessa disciplina, l’unicista prevede la prescrizione di un solo rimedio mirato a rispondere all’insieme dei sintomi identificati. L’approccio pluralista la prescrizione contemporanea di più rimedi omeopatici, il complessivista la somministrazione di molti medicamenti.
Anche i bambini molto piccoli possono essere curati con l’omeopatia? Certamente si anche i neonati. L’omeopatia è l’unica disciplina senza
controindicazioni. Anzi i bambini ne trovano maggior beneficio, soprattutto in termini di rapidità d’azione. Questo perché tanto più tenera è l’età del bimbo, tanto più il rimedio agisce su un organismo pulito, non contaminato da fattori esterni.

Durante la gravidanza esistono controindicazioni sull’utilizzo dell’omeopatia?

La medicina omeopatica è la più sicura e la più efficace durante i delicati mesi della gravidanza, perché capace di rispettare sia l’organismo della mamma, che in questa fase dimostra maggiori richieste metaboliche, sia quello del feto che soprattutto nel primo trimestre può essere suscettibile a microbi o farmaci allopatici. Va però detto no al fai da te! La donna soprattutto in questo momento così delicato deve affidarsi ad un medico omeopata esperto.

Come avviene una visita dall’omeopata?

La visita si divide in due momenti principali, nella prima parte il medico omeopata cerca di entrare in contatto con il paziente, ponendogli delle domande sul suo vissuto passato e presente. Indagando su antecedenti familiari, abitudini, e stato generale di salute. La seconda parte si basa sull’esame fisico, come avviene in una comune visita dal medico.
Le parole con cui il paziente definisce il suo malessere diventano fondamentali, tutte le domande hanno l’obbiettivo di spostare l’attenzione dal singolo sintomo all’intero stato della persona. Il rimedio dovrà infatti non solo trattare il disturbo ma anche ristabilire l’equilibrio funzionale dell’organismo.

Molti pensano che curandosi con l’omeopatia sia necessario molto più tempo per stare meglio è corretto?

No. Se si individua il rimedio corretto i tempi non sono lunghi. Quando si inizia la cura si andrà incontro al così detto “aggravamento omeopatico”, durerà per un breve tempo e poi il miglioramento si vedrà in pochi giorni.

L’aspetto psicologico di un paziente incide sull’individuazione del miglior trattamento omeopatico?

L’aspetto psicologico è fondamentale. Il rimedio agisce dall’interno verso l’esterno, l’aspetto emotivo incide moltissimo. Proprio per questo l’approccio olistico guarda anche al vissuto, la persona nella sua totalità.

Omeopatia fai da te funziona?

Molte persone entrano in contatto con l’omeopatia senza una visita da un professionista ma semplicemente presentandosi in farmacia con il proprio sintomo. Il farmacista propone il farmaco omeopatico senza poter indagare sul vissuto e sull’aspetto generale della persona. E i farmaci così proposti sono con potenze basse quindi i risultati sono minimi. E questo scoraggia.
E’ fondamentale capire che uno stesso rimedio omeopatico non può essere somministrato a qualunque persona per la medesima patologia. Vanno valutati tutti i sintomi del paziente, solo in questo modo si può trovare il rimedio che agirà positivamente. E’ per questo motivo che molte persone attraverso l’automedicazione prendono rimedi omeopatici senza trovare beneficio.
E’ bene rivolgersi ad uno specialista soprattutto in caso di patologie croniche e di una certa gravità.

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