L’attenzione per il cibo: verso un’educazione per la cura del corpo e delle emozioni

L’attenzione per il cibo: verso un’educazione per la cura del corpo e delle emozioni

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La medicina contemporanea, coinvolgendo ciascun professionista sanitario, si sarebbe posta l’obiettivo di allontanarsi progressivamente dalla concezione medica tipicamente moderna per cui l’ospedale verrebbe dipinto con il termine foucaultiano di macchina da guerra. Ciò, al fine di ridare corpo e forma ai valori portanti della clinica ippocratica.

Il paziente viene dunque ripreso in considerazione nella sua insostituibilità ed unicità.

Il soggetto-paziente, lungi dall’essere considerato unicamente come un corpo-malato da aggiustare e riparare al fine di poter ripristinare un equilibrio armonico con ciascuna delle sue parti, ritorna a essere al centro di una clinica fondata sull’essenzialità della cura, nelle sue declinazioni di cure e di care.

Al cuore di una nuova etica della cura, capace di sovrastare i limiti fisici dei servizi sanitari, è comparsa l’attenzione onnipresente verso l’alimentazione.

Il cibo, attraverso la sua assimilazione, permette al nostro corpo di sopravvivere, di crescere, di camminare. È il carburante del nostro agire. Alimenta il corpo, permettendoci di svolgere quelle mansioni quotidiane che lasciano una nostra traccia nel mondo.

Un’etica del corretto regime alimentare ci suggerisce come un’equilibrata nutrizione sia fondamentale al fine di poter ritrovare un’armonia interiore perduta.

Siamo ciò che mangiamo: è la frase che costantemente ci viene rinfacciata contro il diffondersi del cibo-spazzatura. Certo, l’alimentazione influisce sulla nostra presenza fisica. È per altro la nostra salute a risentire gli effetti di una frequente oscillazione di peso. Gli eccessi alimentari, come anoressia, bulimia, obesità e il Binge, rientrano in un quadro patologico ben definito che tuttavia coinvolge non solo il corpo, ma soprattutto le emozioni che ci attraversano.

Il cibo, è innegabile, riflette quello che proviamo.  Per questo, per poterci prendere cura della nostra alimentazione è necessario cominciare da quelle emozione e da quel desiderio che ci anima.

Ciascun alimento è carico di una valenza simbolica.  Un ricordo sbiadito. Rumorosi silenzi. Parole non dette. Soffocate. Emozioni represse. Respiri affannosi.

Risulta urgente, quindi, sondare il terreno per una nuova educazione della cura alimentare, avente lo scopo di comprendere ogni singola individualità nella sua totale complessità.

Sara Roggi

Chiave di Sophia

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